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L'artiglio di Caja fa sempre miracoli

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In filosofia si definisce assioma una proposizione, o principio generale, evidente di per sé stesso, che non ha dunque bisogno di essere dimostrato o discusso.

Ecco, l’assioma più evidente nel basket lo si trova andando a cercare il nome di Attilio Caja: Caja vuol dire certezza. Certezza del fatto che, chiamato a risollevare le sorti di squadre finite nelle zone paludose della bassa classifica, lui riuscirà sempre (vabbè, quasi sempre) a compiere miracoli. Simpatico non a tutti, esigente come un Messina di cattivo umore, puntiglioso e determinato, Attilo l’Artiglio sa portare ogni sua formazione al di là dei limiti fisici o di talento predicando una filosofia di gioco che fa della difesa il primo comandamento.

Messo alla porta in estate da quella Reggio Emilia che aveva trasformato nel gioco e nei risultati arrivando sino ai quarti contro Milano e in finale di Europe Cup, poche settimane fa è stato chiamato da Scafati in evidente difficoltà. Risultato: persa la prima gara a Sassari, ha infilato due vittorie di fila contro dirette rivali per la salvezza: la prima proprio a Reggio Emilia, (dove adesso Menetti rischia seriamente la panchina); la seconda ieri contro una Treviso dove Marcelo Nicola continua ad inanellare sconfitte con una pallacanestro a dir poco rivedibile. Tempi duri per i coach? Sì, ma non per l’Artiglio.

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