TESTIMONIANZE - Ma chi è Ciro Esposito? Perché era in mezzo agli scontri di Tor di Quinto? I familiari giurano che sia passato nel posto sbagliato al momento sbagliato. «Ciro non è un ultrà - racconta il fratello Michele - è un lavoratore. Stava camminando verso lo stadio quando quattro-cinque persone hanno cominciato a sparare. Noi siamo di Secondigliano e abbiamo un autolavaggio a Scampia. La gente pensa che nel nostro quartiere siamo tutti criminali, ma invece l’ottanta per cento della popolazione è composto da persone perbene. Come noi». Ha una colpa, una soltanto, Ciro, secondo zio Rosario: «Il Napoli. È tifoso sfegatato del Napoli, la sua unica passione. Segue la squadra sempre, in casa e in trasferta. Ma a casa lava le macchine per sette euro, nell’unico negozio della zona che ha i permessi del comune ed è in regola con il fisco». Diploma di scuola media, Ciro amava anche un altro sport: il basket. Ha dovuto smettere per un problema a un ginocchio. Oltre a Pasquale, che ha 32 anni, ha un altro fratello che si chiama Michele, 24 anni. Vivono tutti insieme, con i genitori, tra Secondigliano e Scampia, periferia popolare di Napoli. «Gli avevamo preparato preparato frittata e casatiello, per uno spuntino dopo la finale - raccontano i parenti - purtroppo le provviste sono rimaste in macchina e nessuno ha potuto mangiarle...».
RITRATTO - Fa freddo nella notte romana quando arriva qualche aggiornamento sulle condizioni di Ciro. Sta ancora male. E così anche Simona, la fidanzata, comincia a piangere. Stanno insieme da quattro anni e lei, che ha 27 anni, ha da poco perso tutti e due i genitori. Ora è lì, che spera in un miracolo. Invece il cugino testimone degli incidenti, che non vuole rivelare il nome, è furibondo e denuncia: «I soccorsi sono arrivati dopo un’ora e mezza. È una vergogna».