Corriere dello Sport

Rendi la tua esperienza speciale

Home

Calcio

Formula 1

Moto

Motori

Basket

Tennis

Altri Sport

Stadio

Foto

Video

Corriere dello Sport

LIVE

Coppa Italia, rabbia parenti: «Ciro ha una colpa: tifare Napoli»

La rabbia dei parenti del ragazzo ferito in ospedale: «Non è un ultrà. Lava macchine a Scampia per sette euro. È stato aggredito». La madre Antonella e la fidanzata Simona sono disperate. Polemica sul ritardo dei soccorsi. Intanto Ciro si è svegliato
ROMA - Sono le quattro del mattino quando mamma Antonella crolla: abbraccia il figlio Pasquale, scoppia a piangere, non capisce e non accetta. Fuori dalla sala rianimazione del policlinico Gemelli, c’è tutta la famiglia. Dentro Ciro Esposito, 30 anni, lotta contro una pallottola ma la mamma ha detto che si è svegliato. «Lo sapevo che era pericoloso, glielo avevo detto. Ma lui voleva andare, voleva vedere la partita» racconta la signora Antonella mentre il marito Giovanni, aiuto infermiere, fuma una sigaretta dopo l’altra e commenta amaro: «È uno schifo. Mio figlio è stato colpito dalla pistola di un tifoso di una squadra che non c’entrava niente con la partita. Questa è violenza gratuita, senza senso». E il fatto che Daniele De Santis, il feritore, sia ricoverato nello stesso ospedale di Roma Nord acuisce la tensione degli Esposito. «Lascio a Dio la giustizia su questa persona» urla zia Carmela.

TESTIMONIANZE - Ma chi è Ciro Esposito? Perché era in mezzo agli scontri di Tor di Quinto? I familiari giurano che sia passato nel posto sbagliato al momento sbagliato. «Ciro non è un ultrà - racconta il fratello Michele - è un lavoratore. Stava camminando verso lo stadio quando quattro-cinque persone hanno cominciato a sparare. Noi siamo di Secondigliano e abbiamo un autolavaggio a Scampia. La gente pensa che nel nostro quartiere siamo tutti criminali, ma invece l’ottanta per cento della popolazione è composto da persone perbene. Come noi». Ha una colpa, una soltanto, Ciro, secondo zio Rosario: «Il Napoli. È tifoso sfegatato del Napoli, la sua unica passione. Segue la squadra sempre, in casa e in trasferta. Ma a casa lava le macchine per sette euro, nell’unico negozio della zona che ha i permessi del comune ed è in regola con il fisco». Diploma di scuola media, Ciro amava anche un altro sport: il basket. Ha dovuto smettere per un problema a un ginocchio. Oltre a Pasquale, che ha 32 anni, ha un altro fratello che si chiama Michele, 24 anni. Vivono tutti insieme, con i genitori, tra Secondigliano e Scampia, periferia popolare di Napoli. «Gli avevamo preparato preparato frittata e casatiello, per uno spuntino dopo la finale - raccontano i parenti - purtroppo le provviste sono rimaste in macchina e nessuno ha potuto mangiarle...».

RITRATTO - Fa freddo nella notte romana quando arriva qualche aggiornamento sulle condizioni di Ciro. Sta ancora male. E così anche Simona, la fidanzata, comincia a piangere. Stanno insieme da quattro anni e lei, che ha 27 anni, ha da poco perso tutti e due i genitori. Ora è lì, che spera in un miracolo. Invece il cugino testimone degli incidenti, che non vuole rivelare il nome, è furibondo e denuncia: «I soccorsi sono arrivati dopo un’ora e mezza. È una vergogna».

Corriere dello Sport in abbonamento

Insieme per passione, scegli come

Abbonati all'edizione digitale del giornale. Partite, storie, approfondimenti, interviste, commenti, rubriche, classifiche, tabellini, formazioni, anteprime.

Sempre con te, come vuoi