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Ronaldo: Sono convinto di essere il numero uno

Getty Images
Il fuoriclasse portoghese rivela aspetti della sua vita a pochi giorni dall'uscita del film che lo racconta

ROMA - Dolores Aveiro non lo voleva. Tre figli bastavano e avanzavano E invece la storia si è svolta in maniera diversa. «Non è stato un figlio voluto, ma da quando è arrivato mi ha regalato allegria. Tutto quello che ho lo devo a lui». Parole della mamma di Cristiano Ronaldo che allegria e felicità sparge a piene mani, almeno a tutti i tifosi del Real Madrid. Dopo trent'anni quel bimbo è assurto al rango di uno dei calciatori più forti della storia del calcio mondiale. Il 9 novembre uscirà nelle sale di tutto il mondo il documentario Ronaldo. Materiale utile per i fan della stella, ma anche per i detrattori che potranno vedere da vicino come è nata e cresciuto uno dei personaggi che più dividono nel pianeta football.

IL FILM - Nel lavoro del regista Wonka uscirà fuori un Ronaldo sincero che racconta se stesso. Senza nascondere nulla. «La cosa più importante per me è vincere. Vado fuori di testa quando perdo. A volte mi pento di quello che faccio: urlo e dico di tutto. Il mio temperamento mi porta a esagerare. Ma è parte di me e chi lavora con me lo sa». Vedere la pellicola aiuterà a capire l'intimità e la forza di volontà che ha spinto un ragazzo a segnare 326 gol in 312 partite con il Real Madrid e a vincere tre Palloni d'Oro, allenandosi fino allo stremo dal punto di vista fisico e psicologico. Un bimbo che a 11 anni lascia la sua Madeira per trasferirsi a Lisbona e vestire la maglia dello Sporting, lasciando così alle spalle un'infanzia difficile in un quartiere di periferia con il trauma di un padre ubriaco, quando non completamente assente.

LA RIVALITA' - Ronaldo non ha esitazione anche nell'affrontare il tema del dualismo con Messi. L'unica altra stella capace di offuscare la luce del portoghese: «Non mi dà fastidio la rivalità. Se guardi i miei ultimi otto anni, sono stato sempre al vertice. Ed è difficile. Nominami un altro che ci sia riuscito. Poi, essere il numero uno o il numero due è questione di dettagli, come vincere trofei o no. Forse per te il migliore è Messi, nella mia testa sono io. E tutti dovremmo pensarlo di noi stessi. Per questo ho ottenuto così tanto nella mia carriera».

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