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Di Canio: «Non sono razzista e voglio urlarlo: i tatuaggi mostrano i miei errori»

ANSA

L'ex attaccante della Lazio racconta la sospensione da Sky, poi svela: «Il saluto romano è la cosa di cui mi pento di più»

ROMA - Paolo Di Canio torna a parlare dell'episodio per il quale è stato sospeso da Sky con effetto immediato. L'ex attaccante della Lazio lo ha fatto in un'intervista al Corriere della Sera: "Non me l'aspettavo. Sono un'altra persona, non ho fatto nulla, almeno questa volta. A causa di qualcosa ormai lontano nel tempo ho perso un lavoro che facevo con entusiasmo".

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LA REAZIONE - "Ci sono rimasto non male, peggio - continua Di Canio -. Ho urlato, mi sono sentito un appestato, avrei voluto reagire d'istinto e invece sono salito di corsa sul primo treno per Roma, pur di tornare a casa".

FASCISTA? - "Preferirei evitare le etichette - spiega -. Ho sempre spiegato come la penso, non è un mistero. Ma se mi chiede delle leggi razziali, dell'antisemitismo, dell'appoggio al nazismo, quelle sono cose che mi fanno ribrezzo. Il saluto romano? è la cosa di cui mi pento di più".

IL RISCATTO - "Sono lontano da quelle foto con il braccio testo - conclude Di Canio nell'intervista al Corriere -. Penso prima ai reduci dai campi di concentramento che una volta ho incontrato in Campidoglio. E poi ai giovani che portano avanti le loro idee. Devono esserne fieri, purché rispettino quelle degli altri. Togliersi i tatuaggi? No, sarebbe una ipocrisia. Quel che mi porto addosso è il simbolo di ciò che sono stato, di quel che ho fatto, compresi gli errori".

Di Canio alla Legion Run

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