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Le partite in diretta su Facebook: la pirateria diventa social

I nuovi pirati dei Caraibi, dall'Honduras a Facebook per trasmettere in chiaro sulle piattaforme web

ROMA - Poche, pochissime le partite visibili in chiaro. Quasi sempre si necessita di un abbonamento per seguire la propria squadra, in campionato così come in Europa. Quello dei diritti televisivi è un mercato ben regolamentato, se non fosse che, magari, i legislatori hanno sorvolato su quanto le nuove tecnologie potessero incidere e cambiare questo mondo trasformando la visione di una partita di calcio in qualcosa di più, in reato. La pirateria non è certo una novità, ma nell' era di Facebook sta toccando cifre e modi a cui mai si era pensato. 

I MODI - In Honduras nascono centinaia di profili FB dalla vita estremamente breve (circa una settimana) che catturano le partite e le trasmettono direttamente sul social network. Le armi sono due: le dirette e la scheda video. Nel primo caso il pirata si improvvisa cameraman e, piazzandosi davanti al televisore col cellulare in mano, riprende l'intero match e, in diretta, naturalmente, lo trasmette sul social. Nel secondo caso la tecnologia è più avanzata: rubano il segnale tramite una banale scheda video del costo di circa 15 € da chi detiene i diritti. Insomma, basta mettere il like sulla pagina giusta ed ecco scavalcati tutti i vincoli legislativi. 

I RECORD - A livello mondiale il record appartiene a Barcellona-Real del 3 dicembre. Secondo El Paìs uno di questi account, Capitanes del fùtbol, è arrivato a contare addirittura 700.000 connessioni. 

SOLUZIONI - Non è tardata (troppo) la risposta di Zuckerberg che ha annunciato il blocco di una decina di profili in lingua spagnola che trasmettevano, tra le tante, anche le partite di Serie A, ma la situazione è ben più complessa di così. A preoccupare è soprattutto il vuoto normativo. Facebook, infatti, si è limitato a osservare e chiudere qualche profilo qua e là iniziando, però, a stringere i primi rapporti con campionati quali la Liga che ora trasmette gli anticipi del venerdì direttamente dal proprio account. I "soggetti interessati" sono inoltre stati dotati della versione beta di un "software comparativo che analizza i flussi video per individuare le sorgenti catturate illegalmente"; una soluzione certamente temporanea.

CHI FA DA SÉ - In attesa che il vuoto legislativo attualmente presente venga colmato, la Lega Calcio si è affidata (da ormai quattro anni) a un'azienda che si occupa di scovare i nuovi pirati  dei caraibi. I numeri parlano da sè: nell'ultimo fine settimana si calcola che fossero attive 300-400 pagine che trasmettevano i match di Serie A. «Cerchiamo di combattere con gli strumenti più adeguati - spiega Luigi Seccia, Chief Security Officer di Mediaset Premium -. Però esiste un vuoto normativo legato ai social. Nella lotta alla pirateria poi l' Italia è indietro anni luce rispetto a Francia, Inghilterra e Germania. Il problema è serio». In un mondo che si evolve a due velocità, la lentezza legislativa fatica a correre dietro al progresso elettronico, ma tra i detentori dei diritti e i nuovi pirati pare essersi aperta una vera e propria guerra.

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