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ANSA
La resa di Tavecchio deve essere solo il primo passo. Adesso serve l'azzeramento del consiglio e dei vertici delle leghe: serve credibilità e autorevolezza

ROMA - Questo è soltanto il primo passo. Carlo Tavecchio è fuori, finalmente. Lui dà la colpa (il merito) “allo sciacallaggio politico e all’ambizione di alcuni”; io, noi, tutti ci limitiamo a ricordargli molto più banalmente l’”apocalisse”, ovvero la storica eliminazione dai Mondiali e tutto quello che l’ha preceduta e le ha fatto seguito. E all’apocalisse non si sopravvive. Gli italiani volevano il cambiamento e anche grazie alla rete hanno indotto lo sport, i media e la politica a spingere affinché avvenisse.

Ma è solo il primo passo. Il secondo è l’azzeramento del consiglio e dei vertici delle leghe; il terzo, un nuovo inizio. Con altra gente, possibilmente distante dalle logiche e dalle dinamiche che hanno segnato le ultime gestioni del calcio. Autorevolezza, credibilità e pulizia: dovrebbero essere questi i caratteri distintivi del nuovo, il titolo del tema da svolgere; l’obiettivo, i risultati.

So di chiedere la luna: ma troppe soluzioni di compromesso ci hanno portati a questo punto. Bisogna rivedere in primo luogo la legge (promulgata sotto la Melandri) che rese possibile la creazione di una federcalcio chiusa al mondo esterno: i dilettanti non possono contare - nella fase elettorale - più dei professionisti. Non credo alle rivoluzioni culturali poiché conosco gli italiani e il pallone: alla crescita, però, sì. Certo, non andremo in Russia, ma adesso abbiamo almeno la possibilità di riprenderci il pallone.

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