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Dove passa lei non cresce più l'erba

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Attila come e più che alla prima della Scala. Da otto anni a questa parte dove passa lei, la Juve, non cresce più l’erba dell’altrui speranza. L’Attila del campionato ha fatto fuori anche l’Inter che s’era presentata piena di ottime intenzioni; intenzioni che anche attraverso una formazione iniziale centrata e un’eccellente disposizione tattica ha fatto seguire dai fatti, ovvero da un primo tempo di notevole impegno e personalità nel quale ha avuto più di una fiammata, colpito un palo con Gagliardini e fallito un paio di altre buone occasioni. 
 
Bellissima partita, e la verità come spesso accade è proprio nella sua bellezza: quando la squadra di Allegri si è messa a pressare alto e a fare sul serio la gara ha preso una piega differente e sono improvvisamente aumentati i balbettamenti dell’Inter che in più di un’occasione si è complicata la vita in uscita arrivando a sentire l’inciampo ad ogni passo.

Visto come stava girando intorno all’ora di gioco, Spalletti ha tolto Politano, che a me era piaciuto e fino a quel momento aveva comunque tenuto in apprensione Allegri (per questo aveva poi spostato Cancelo a sinistra), inserito Borja Valero con l’intenzione di avere un palleggiatore a centrocampo e chiesto a Joao Mario di allargarsi sulla destra: casualmente, ma non troppo, proprio da un’incursione di Cancelo, colpevolmente abbandonato a se stesso, è nato il gol decisivo di Manduzkic.

Il finale alla Mourinho con i quattro attaccanti (Icardi, Keita, Lautaro e Perisic) non ha prodotto gli effetti desiderati e il quarantatreesimo punto in quindici turni ottenuto dai campioni ha preso fatalmente corpo.

Dunque, novità e sorprese azzerate anche dopo il nostro Superclassico: la Juve è terribilmente superiore anche quando, come ieri, gioca senza il miglior Ronaldo; è solida dietro dove ha recuperato in pieno De Sciglio, che non ha sbagliato un intervento e tolto tutti i palloni di testa a Perisic, e dove Chiellini continua a fornire prestazioni superbe; il resto è palleggio cercato e trovato, velocità, spirito di sacrificio, una squadra che riesce a raccogliersi e ripartire nella quale Dybala recita ancora da gregario.
 

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