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Coro seduto

Ancelotti tira dritto. Ha lavorato e vissuto per molti anni all’estero (Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, Canada) acquisendo una sensibilità non comune al problema del razzismo negli stadi ed è anche consapevole delle reazioni che altri ululati (ma quali “sfottò che ci sono sempre stati!”) potrebbero provocare sul piano internazionale: leggasi nuova figura di merda dell’Italia e del suo calcio. Dopo il caso Koulibaly promise che di fronte alla mancata interruzione temporanea della partita (mai parlato di sospensione) la sua squadra avrebbe incrociato le gambe sedendosi in una sorta di sciopero della civiltà.
Noi che seduti viviamo, purtroppo, ci alziamo davanti a Carlo e a tutti gli allenatori che dopo quel maledetto boxing day dichiararono che avrebbero fatto come lui (Gattuso, Spalletti, Di Francesco, Prandelli, i due Inzaghi).
Azioni. Reazioni composte. E’ finito il tempo delle parole vuote: Lega e Federazione devono assumersi delle responsabilità, e la politica prima di loro. Ne abbiamo le scatole piene di ululati e altre volgarità (razzismo territoriale), striscioni che offendono la memoria delle vittime di Superga o di quelle dell’Heysel, di Scirea, di tutti coloro i quali hanno lasciato sulla terra persone che ancora li piangono. Il problema non investe solo il Napoli, Koulibaly e Ancelotti, ma tutte e 20 le squadre (e le tifoserie) di Serie A. 

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