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United Youth Soccer Stars, l'America che sorprende

Al torneo di Viareggio una squadra americana ha vinto una partita, mostrando i suoi giovani talenti. Tra loro c'è sangue italiano. Nel mirino di club europei, ma non dell'Italia, che ancora snobba le academy americane. Sbagliando.

E’ la squadra americana che più ha convinto al torneo di Viareggio e sognato uno storico passaggio agli ottavi. L’unica, tra le tre arrivate dagli States, a vincere una partita, mostrando i suoi giovani talenti e un calcio non amatoriale. Non a caso, ha sangue italiano: lo United Youth Soccer Stars di New York ha chiuso il suo girone con tre punti, dopo aver battuto la sorpresa del torneo, i danesi del Nordsjaelland, per 2-1 con i gol di Theze e Abioye. Alla fine della seconda giornata, lo United ha avuto la chance di qualificarsi. Poi è arrivata la sconfitta con l’Empoli e il sogno si è infranto. Ma i segnali per crescere ci sono. Peter Curto, 25 anni, laurea in legge, lavora in uno studio famoso di Manhattan, fa il general manager del club. La madre è di Monte di Procida, il padri, di Agrigento. “Siamo tutti interisti - racconta - compreso mio fratello, Adam, e mio nonno”. Peter è nato a New York, abita a Brooklyn e lavora ogni giorno alla creazione di un sogno calcistico chiamato United. La squadra è formata da ragazzi che studiano o lavorano, e si allenano a Brooklyn in qualsiasi condizione di tempo, anche a meno dieci. Il presidente è un altro italoamericano: Charlie Candela. Al torneo di Viareggio sono arrivati in una trentina, con staff, allenatore, diciotto giocatori a cui si sono aggiunti i prestiti, uno dal Siena, uno dal Torino e un terzino destro dal Portogallo. Colori americani: blu e rosso. E talento italiano. “Abbiamo presentato una bella squadretta - racconta Curto - tra cui uno di neanche sedici anni, Steve Rasizzi, che è seguito da alcune squadre. Il Novara lo ha provato, ma il problema è che Steve non ha la cittadinanza italiana, perché il nonno non ha voluto”. Rasizzi è descritto come gioatore di talento, intelligente, va nel dribbling, tiro, forte. Ha il dna del calcio: il padre giocava, il fratello, Salvatore, gioca nelle giovanili del New York City ed è finito nel mirino dell’Inter. Un altro è Mamadou Diallo, 18 anni, difensore centrale. “Sembra leggero ma è potente - spiega Curto - è uno dei più forti che abbiamo”. Il punto è che i talenti americani sono nel mirino di osservatori inglesi, tedeschi e olandesi, ma non italiani. “In Italia pensano ancora che non sappiamo giocare, ma non è così. Quello che diciamo ai nostri ragazzi è di giocare, senza pensare al futuro. Divertirsi e poi vediamo…”. 

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