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Giammarva (ex Palermo): Al Coni per una riabilitazione totale

FOTO MOSCA

L'ex presidente rosanero ha avuto una riduzione della pena dopo il ricorso in appello del club. Ma l'obiettivo è dimostrare che il suo operato nell'operazione Alyssa è stato corretto e regolare. Ecco perché sta aspettando le motivazioni della Corte Federale d'Appello per andare al Collegio di Garanzia del Coni

PALERMO - L’ex presidente del Palermo, Giovanni Giammarva, non sopporta l’idea che una sentenza, anche se riguardante l’ordinamento sportivo, possa mettere in discussione la trasparenza del suo operato professionale.

Cosa pensa della sanzione ridotta della Corte Federale di Appello?
«E’ stata comunque una soddisfazione perché, sia pure in parte, hanno tenuto conto delle difese. Per il Palermo, una mezza vittoria, meritava molto di più; personalmente aspetto le motivazioni per ricorrere al Coni».

Le due sentenze della Cassazione, contraddittorie sull'operazione Alyssa, hanno giocato un ruolo nella decisione della Corte?
«I processi si fanno nelle aule giudiziarie. Quelli davanti al tribunale ordinario non sono ancora iniziati. Le motivazioni delle decisioni di Cassazione non mi sembrano in contrasto tra loro, anzi fissano momenti diversi, la cui linea di demarcazione si potrebbe ricondurre alla mia gestione».

Dunque?
«Le motivazioni sono state depositate con una tempistica inversa rispetto alle relative sentenze. Per la prima, che si riferiva ai domiciliari di Zamparini pronunciata dalla Cassazione il 24 gennaio 2019, il 27 maggio; per la seconda, del 22 marzo, che ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura alla sentenza del Riesame, concernente la mia posizione, il 17 maggio».

La prima ha definito l'operazione Alyssa un artificio contabile…
«Gli atti riguardavano principalmente le intercettazioni tra i soggetti coinvolti, avvenute prima della mia nomina; la seconda invece prendeva come base il rigetto definitivo della richiesta di fallimento, non appellata dalla Procura, in presenza del dinamismo del credito Alyssa ridotto da quaranta a venti milioni, durante la mia presidenza».

Tutto ciò cosa le ha lasciato?
«Nonostante alcuni articoli di giornali che mi hanno fatto apparire come un criminale; e le ordinanze successivamente annullate a causa delle quali mi sono dovuto dimettere da tutti gli incarichi con danno di immagine e finanziario, sono rimasto sereno nella speranza della "vera verità».

La più grande amarezza?
«Più che amarezza, il dispiacere di leggere sui giornali on line quello che accade proprio mentre i fatti si stanno verificando, si notifica un’ordinanza o è in corso una perquisizione. O addirittura sapere di indagini che vengono anche progressivamente portate avanti. Notizie che arrivano da chi vuole spettacolarizzare i fatti, possibilmente per cercare consensi o per superare momenti di difficoltà continuando a denigrare le persone coinvolte. Ripeto che i processi non si fanno sui giornali motivo per il quale attendo, eventualmente, di trovarmi, così come deve essere, in un’aula di tribunale, per potere parlare liberamente di tutto e di tutti».

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