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Coronavirus, dalla Liga alla Premier: che succede nel resto d'Europa

Gli altri campionati per ora non chiudono le porte degli stadi, ma si gioca con la paura

 

Inghilterra

Le autorità sportive del Regno Unito continuano a monitorare l'evoluzione del Coronavirus anche se, al momento, non sono previste misure particolari. Proprio ieri il numero di casi è salito a 87 (era a 51 il giorno prima), di cui 80 in Inghilterra, 3 in Scozia e Irlanda del Nord e 1 in Galles. Lunedì Chris Whitty, responsabile medico del governo, ha incontrato rappresentanti di Premier League, Football Association e Football League. L'intenzione è continuare come se nulla fosse a livello organizzativo e di calendario fino a ordine contrario da parte del governo. Detto ciò la Premier League ha scritto ai club avvisandoli che l'ipotesi più plausibile in caso di restrizioni simili a quelle in vigore in Italia sarebbe giocare a porte chiuse. I club sono quindi stati invitati ad esplorare questa possibilità a livello logistico per essere pronti. Improbabili i rinvii per non falsare il torneo e per la difficoltà nel trovare date libere nel calendario intasato. Nel frattempo alle società è stato chiesto di aumentare l'igiene negli stadi e ai centri sportivi, e di limitare sia l'accesso a visitatori sia il numero di incontri. Intanto, dopo il Newcastle anche i Wolverhampton Wanderers hanno chiesto ai giocatori di non fare selfie con tifosi. Almeno fino a quando non verrà risolta la situazione.

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