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Ahi, Aic Damiano

ANSA

Caro Damiano, ho atteso qualche giorno prima di scrivere perché pensavo che almeno in questa occasione l’Aic sarebbe riuscita a concludere qualcosa di buono e di (ri)costruttivo. E invece parole, soltanto parole. Allora mi sono deciso.

Ti considero un puro, una persona perbene, e questa è la premessa - importante e sentita - che di solito anticipa la stilettata. Che ti servo subito: stai, state battendo il primato europeo di inconcludenza e inoltre prendete schiaffi da tutte le parti: dagli associati in attività che elaborano proposte autonomamente (Chiellini); dalle società (Juve, Napoli, Lazio, Cagliari) che trattano con i tesserati senza neppure considerarvi; dai calciatori che si fidano dei loro agenti; dagli agenti che rispondono alle richieste dei “clienti”.

Tu continui a piantare paletti instabili e a dichiarare che è meglio dargliela su quando la maggior parte degli atleti vorrebbe almeno tentare di portare a termine, in condizioni di sicurezza, la stagione e il contratto anche per non correre il rischio di vederselo “limare”: la sospensione dello stipendio è un atto più che giusto, ancorché condiviso, altra cosa un taglio, in particolare per chi guadagna 100mila euro l’anno (gran bella somma comunque), e in serie A ne conosco tanti.

Ho più di una sensazione che non tutti i dirigenti dell’Aic ti stiano seguendo.

Mi allargo alla Fifpro, la cui linea non gradisci (lo apprezzo). L’organo supremo del sistema calcio-sindacale ha assunto una veste esclusivamente politica allontanandosi del tutto dalla sua funzione originaria: basti pensare ai comportamenti e al ruolo che si è data di “legittimatore” di ogni scelta politica adottata da Fifa e Uefa. Ricordo, per dirne una, che nel 2014 votò a favore della deregulation degli agenti: questo mi fece capire quanto avesse a cuore il bene dei calciatori. Anche in quel caso obbedì al volere dei poteri forti (allora era Blatter a dettare le condizioni) consolidando, in cambio, numerose attività commerciali super redditizie, insieme al Palazzo naturalmente, tra tutte le royalties sui videogames di calcio.

Domando: come mai Gianni Infantino sta per mettere a disposizione ingenti somme di denaro, si parla di 2,5 miliardi, per contrastare la crisi, mentre della Fifpro non si sa nulla? Non dovrebbero essere lei la prima a intervenire economicamente per salvare il posto di lavoro ai suoi “protetti”? Perché si ostina a far la guerra agli agenti pur sapendo che i calciatori si rivolgono comunque a loro per affrontare tutte le tematiche contrattuali? La Fifpro è diventata un ente politico e purtroppo non vi è nulla di più distante dalla “gente” di un politico.

Caro Damiano, torniamo a noi: l’emergenza ha fatto saltare le elezioni “presidenziali” e quindi, volente o nolente, continui a essere il volto dell’Aic. Se ti va, rispondi: cos’è e chi rappresenta oggi l’assocalciatori?

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