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Del Piero e Ronaldo, incontro speciale: "Che generazione la nostra!"

I due campioni si sono incontrati per una lunga chiacchierata in cui hanno parlato delle loro vecchie sfide ma anche del futuro. Ronnie: "Mi piacerebbe aiutare l'Italia"

Tornando ai confronti tra epoche diverse, in quella di oggi per Ronnie c'è un livello fisico molto più elevato: "Il calcio è migliorato moltissimo dal punto di vista fisico. Prima ci allenavamo e mi faceva male dover correre con Cafu o Roberto Carlos, fare i giri del campo. C’era Cuper che faceva 4 chilometri di riscaldamento ogni giorno. Io senza saperlo ero in guerra contro questa filosofia di allenamenti. Preferivo fare scatti, quelli che poi avrei dovuto fare in partita, che correre così tanto. Ora abbiamo trovato un livello altissimo fisico in tutto il mondo, non esistono più i dieci classici, quelli lenti e tecnici. Oggi non hanno hanno più spazio. Ma è vero che tecnicamente la nostra generazione era molto più avanti. C’erano più giocatori e personaggi importanti. Ogni squadra ne aveva due o tre che erano veramente capaci di cambiare una partita e fare la storia. Oggi gli attaccanti sono anche molto più protetti, noi ci infortunavamo di più. Io mi sono trovato in una situazione di dovermi ricostruire, con le qualtà che avevo in quel momento. Non sapevo se potevo recuperare prima di tutto. Nel mio caso non avevo uno storico di una lesione così, poi la testa è quella che è. Se ti trovi una cosa che ti porta molta fiducia e non ce l’hai più, devi adattarti per essere comunque decisivo. Questo cambio è stato duro, perché nella mia testa ero ancora veloce, ma il fisico non rispondeva come prima".

Come far tornare l'Italia grande

I infortuni hanno condizionato la sua carriera, ma non gli hanno impedito di rimanere nella storia come uno dei più grandi di sempre: "Il campionato italiano era il più grande riferimento mondiale. La Juve, te (riferendosi a Del Piero, ndr), mi hanno ispirato. Mi hanno veramente portato a fare meglio ogni giorno. Quella è la competizione che ti piace. Con una Juve fortissima, con una storia. Io arrivai in Italia e dovevamo affrontare tutto il potere bianconero, te che volavi, facevi gol da tutte le parti. Ho visto un’intervista recente di Totti, anche lui diceva che gli è mancato di giocare in squadra insieme a me. Pure noi non abbiamo avuto questa possibilità, ma avervi come avversari ci ha permesso di fare una storia bellissima per l’Italia". Un Paese a cui è rimasto legatissimo e che un giorno potrebbe anche aiutare a tornare grande: "Mi piacerebbe entrare in questo dibattito, parlare, discutere. L’Italia non può stare due anni senza Mondiale. Bisogna affrontare il periodo con serenità, responsabilità, capire cosa non è andato bene e avere il coraggio di cambiare. Siamo in un nuovo momento, con la nazionale brasiliana è dal 2002 che non vinciamo con una squadra europea. Il calcio è in movimento. Bisogna capire sempre quello che sta cambiando. Talento ne abbiamo, sia in Italia che in Brasile. Ma bisogna provocarlo, con coraggio".

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