LATINA - Quando Bruno Conti esce con la bara di Vincenzo D’Amico sulle spalle dal sagrato della Chiesa Santa Maria Goretti di Latina, ad attenderlo trova una folla silenziosa che immediatamente si lascia andare a un fragoroso applauso. È una scena che capisci subito quanto possa essere rara: una folla di laziali che riversa il proprio sentito apprezzamento per un gesto fatto da uno che dei colori biancocelesti è stato fiero avversario in tanti derby, simbolo di un mondo che pure D’Amico ha saputo riunire sotto un’unica bandiera. Un applauso vero, sincero, spontaneo, il giusto tributo a un figlio di Latina, partito dai campetti polverosi che distano una manciata di metri dalla chiesa che ne ha ospitato l’ultimo saluto. Il popolo pontino ci teneva a far sentire la propria vicinanza alla famiglia D’Amico: due funzioni religiose a distanza di 24 ore l’una dall’altra, l’ultima ieri, sono esse stesse una rarità, ma per Vincenzino si fa questo e altro.
L'amore di una città
All’esterno della chiesa, due striscioni: “Ciao, Mio Capitano” è una preghiera che sorge dal cuore. Ma c’è anche “Si scrive S.S. Lazio 1900, si legge Vincenzo D’Amico”. Partito giovanissimo da questa terra, pronto a conquistare il palcoscenico dell’Olimpico (e non solo). Con Bruno Conti aveva condiviso gli esordi nel COS Latina. Vederlo uscire da quel sagrato è stato un colpo al cuore per tanti, solo in parte offuscato dai fumogeni che hanno invaso il piazzale, scena vista chissà quante volte in curva tra gli anni ’70 e ’80. Un tuffo in un mare di ricordi che s’è aperto agli occhi di centinaia di persone, ben più di quante la chiesa ne potesse contenere all’interno.
Il ricordo
Padre Riccardo, il francescano amico di una vita che ha officiato le esequie dell’indimenticata bandiera laziale, ha detto che Vincenzo «ha finalmente trovato il suo posto, dopo averlo fatto su questa terra da calciatore, da marito e da padre». Gli ha perdonato per l’ultima volta quel simpatico sfottò perché era romanista che si sentiva rivolgere immancabilmente a ogni incontro, che è un po’ il “prezzo da pagare” se si vuole avere a che fare con persone che della vita hanno capito tutto, quindi che si può sempre scherzare, pur nutrendo il massimo rispetto per l’altro. Tra i tanti amici, ex calciatori e personalità del mondo pontino presenti alle esequie, ben presto si fa largo un’idea: dedicare a D’Amico un impianto cittadino. Magari il vecchio campo del COS Latina, quello dell’Oratorio Salesiano. Lì dove tutto è cominciato, e dove tutto continuerà a vivere.