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Kevin Strootman lascia il calcio: i messaggi degli ex compagni emozionano tutti

Il campione olandese, fortissimo ma ancora più sfortunato, dice basta. E in tanti si commuovono

Ha chiuso in pieno stile Strootman: con una scivolata secca, ruvida, pulita. Di gran classe. Sono bastate poche parole (8) a Kevin Strootman per chiudere con il calcio. Tutte in inglese. Più una, in italiano: "Grazie". È così che il campione olandese ha salutato: "La carriera finisce. Grazie calcio". A corredo una foto in bianco e nero: metà con il suo volto, metà con gli stemmi delle squadre per cui ha giocato. Ha compiuto 34 anni lo scorso febbraio, un giorno prima di San Valentino e forse è persino bello pensare che uno come lui sia nato intorno alla festa degli innamorati perché il signor Kevin Strootman del suo modo di giocare ha fatto innamorare davvero tanti. In Olanda, agli inizi della carriera, pensavano che potesse diventare il centrocampista del presente ma soprattutto del futuro. Un mancino da trequartista (tirava benissimo i rigori), un fisico e un carattere da mastino, un'intelligenza calcistica fuori dal comune, Strootman veniva considerato perfetto per la Premier League. Ma visto che oltre all'intelligenza calcistica il suo cervello viaggiava a velocità doppia anche fuori dal campo quando, a 23 anni, lo chiamò la Roma di Walter Sabatini per ricostruire un centrocampo devastato dalla stagione Zeman - Andreazzoli, Strootman si prese del tempo per decidere e poi disse di sì. "Perché - il suo pensiero - l'esperienza tattica della Serie A mi può aiutare". Contava di fare qualche anno a Roma e poi, eventualmente, volare in Inghilterra, ma non aveva considerato due cose: che di Roma si sarebbe innamorato ("Non so se me ne andrò mai", confidava agli amici dopo poche settimane) e che la sua carriera avrebbe preso una piega diversa. Lui oggi dice di essere contento di ciò che ha fatto ma quella malinconia di fondo che ginocchia troppo fragili e operazioni continue gli hanno lasciato sono cicatrici più dell'anima che del corpo. Strootman chiude con 486 partite da professionista nei club (130 Roma, più una con la Primavera,, 88 Psv, 84 Sparta Rotterdam, 78 Marsiglia e Genoa, 16 Utrecht, 11 Cagliari) e 46 con l'Olanda, con tanti rimpianti per quello che sarebbe potuto essere e non è stato ma anche con la consapevolezza di non essersi arreso mai alla sfortuna. A cui ha pagato, davvero, un conto salatissimo.

Strootman, da Dzeko a Mertens, quanti messaggi 

Anche per questo, oltre che per la persona che è, il suo addio al calcio stamattina ha colpito tanti. Soprattutto chi ha avuto modo di conoscerlo o giocarci insieme. "No, Kevin", ha scritto Walter Sabatini, che lo portò in Italia per 16.5 milioni più eventuali 3.5 di bonus. La Roma gli diede, dopo 10 anni, la maglia numero 6, che era stata di Aldair, e Strootman dimostrò, fin dal primo istante, di meritarla. Il club giallorosso lo ha salutato con due cuori e un lupo, Dzeko gli ha scritto "Grazie di tutto, ti voglio bene", Borriello ha aggiunto: "Grazie" mentre Mertens, dopo un cuore, ha scritto in olandese: "Grazie a te". E poi, ancora: il cuore di Florenzi, il legend di Kluivert, le lacrime di Zappacosta e Sabelli e le parole di Perin: "Che carriera, che giocatore". "My top player", il pensiero di Pjanic mentre Dumfries gli ha scritto: "Esempio". Il tennista Cobolli, grande romanista, gli ha scritto: "Grazie lavatrice", ricordando il soprannome che gli diede Rudi Garcia visto come trasformava i palloni da sporchi a puliti. E poi ancora El Shaarawy, De Roo, Nainggolan ("É stato un piacere fratello mio condividere tante battaglie con te e con te le battaglie erano soprattutto vinte"e tanti altri, tutti concordi nel ricordare che oggi è comunque un giorno triste per il calcio.

La nuova vita di Kevin

Perché quando smettono i campioni assoluti, le leggende e quelli che hanno vinto trofei e scritto pagine di storia è scontato emozionarsi. Quasi doveroso. Ma quando lascia un giocatore che leggenda poteva diventarlo, ma non ce l'ha fatta, è più complicato. Se però quel giocatore era Kevin Strootman allora sì, ci si può anche emozionare. E sperare che la sua nuova vita lo renda felice: ha una compagna che è la stessa da sempre, due figlie, la perdita dei genitori a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro lo ha devastato ma nel calcio, e nell'amore di chi gli è accanto, ha trovato la forza di andare avanti. Adesso inizia la sua nuova vita e chissà che da allenatore, se davvero vorrà farlo, non si prenda tutto quello che la sorte gli ha tolto in questi anni.

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