L'incontro col passato ma soprattutto una partita fondamentale per il presente. Eppure Alessandro Buongiorno non sa ancora se ne sarà protagonista. Il difensore crede, e spera sempre più col passare delle ore. Farà di tutto per esserci perché la partita contro il Torino ha un sapore speciale. Per quanto conta adesso per il Napoli e per quanto ha contato, e conterà, il Toro per lui. Buongiorno è nato a Torino ed è cresciuto nel Toro, dal vivaio alla fascia di capitano ha i colori granata nella pelle. Ha avuto l’onore di leggere i nomi degli immortali di Superga (anche senza essere capitano) e non è necessario altro, forse, per spiegare il suo legame con il Torino.
Dall’idolo Nesta al gol… al Napoli
Buongiorno ha disputato 109 partite con il Torino segnando 4 gol di cui uno proprio al Napoli. Juric, prima di Conte, l’allenatore che lo ha valorizzato di più, anche se Alessandro non è mai stato un ragazzo di solo calcio. Si è laureato in Economia, ad esempio, con esami in presenza e on line, nel periodo del Covid. La tesi? Anche in questo caso c’è il Torino di mezzo: “Marketing emozionale nel calcio: l’esempio del Torino Fc”. Nesta è sempre stato il suo idolo (con Maldini), Nicolas Burdisso uno dei calciatori che gli ha insegnato di più su come si sta in campo e soprattutto su come si sta dentro gli spogliatoi. Il rapporto speciale con il Torino, in varie interviste, è stato così sintetizzato da Buongiorno: “Entro all’80’ e mi infortunio al gomito sei minuti dopo. Gioia e dolore, roba da granata". Era il 2018, aprile. Sette anni dopo il Toro è nell’album dei ricordi, il Napoli invece è presente e futuro. Per questo vuole esserci, almeno tra i convocati, pronto a dare un aiuto concreto se servisse. Il sacrificio è nel Dna e non solo per il legame con il Toro, anche per come sono stati cresciuti lui e sua sorella Francesca, tra calcio e nuoto. Buongiorno è legatissimo alla famiglia e quando quattro anni fa suo padre, in pieno periodo Covid, fu ricoverato per una polmonite, Alessandro a fatica riusciva a pensare al calcio.
Da Santa Rita al Maradona, i luoghi di Buongiorno
Cresciuto a Santa Rita, dalla sua cameretta riusciva a vedere lo stadio. Oggi la vita a Napoli è profondamente diversa, più a cinque stelle come quella di qualsiasi calciatore di Serie A, ma lo spirito è rimasto lo stesso. E così succederà anche se, come spera, domenica dovesse arrivare una delusione per i suoi amici granata. Ma c’è uno scudetto in ballo e il cuore va messo un po’ da parte. Poi da lunedì amici come prima: il Napoli nel presente e nel futuro, il Toro nei ricordi di una vita. Che non sarebbe stata la stessa se, a sei anni, l’ex calciatore Silvano Benedetti, per una vita dirigente del Torino, non lo avesse convinto a provare con la scuola calcio lasciando, per un po’, il campetto sotto casa. Dovevano essere solo tre mesi: è stata una vita. Ma ora arriva il bello.