Domani spegnerà 55 candeline, ma la fetta grossa della torta Luis Enrique la vuole stasera. Il tecnico spagnolo contro l'Arsenal dovrà difendere (parola grossa per uno come lui) lo 0-1 dell'andata a Londra per ottenere la seconda finale di Champions da allenatore e provare finalmente a portare il trofeo più ambito a Parigi. Nel 2015 proprio Lucho diventò l'incubo per la Juventus nella finale di Berlino vinta per 3-1 dal suo Barcellona con le reti di Rakitic, Neymar e Suarez. Guai a darsi già per vincitori (l'Arsenal ha già sgambettato il Real Madrid) ma i favori del pronostico sono tutti per il Psg che quest'anno come non mai sembra proprio a immagine e somiglianza del suo allenatore.
Il cambiamento culturale di Luis Enrique
Dopo la vittoria in largo anticipo della Ligue1 la squadra di Parigi si è concentrata solo sulla Champions trovando il giusto mix tra l'esperienza di giocatori come Donnarumma, Hakimi e Marqhinos e la fame di giovani come Barcola e Ramos. A dare una grossa mano a gennaio è arrivato anche Kvara senza dimenticare l'ascesa inarrestabile di Dembelè: 33 gol finora, mai si era avvicinato a tanto. Da due stagioni, da quando se ne sono andati Lionel Messi e Neymar, e poi anche Kylian Mbappé, il Paris Saint-Germain ha cominciato a fare le cose in modo un po’ diverso seguendo i dettami di Luis Enrique che qui ha trovato l'ambiente ideale per lavorare dopo averci provato a Roma . Gli sceicchi hanno smesso di comprare campioni affermati e (pur con una disponibilità economica molto superiore alla media) ha puntato su giocatori più giovani e soprattutto funzionali al suo allenatore. Un cambiamento culturale, prima ancora che tecnico.
Qualità e giovani, ma anche le parate di Gigio
Oggi il Paris Saint-Germain gioca un calcio collettivo, nel quale tutti i giocatori sembrano sapere cosa fare. Tutti in Francia ( e non solo) elogiano l’intensità del contro-pressing e la qualità del possesso palla della squadra di Luis Enrique. In un sistema di gioco sempre più consolidato e spettacolare, quasi tutti i calciatori stanno rendendo al meglio. In luce si stanno mettendo anche future mega plusvalenze come Désiré Douè, 19 anni e un futuro da predestinato. Dal suo arrivo «Luis Enrique ha fedelmente aderito al principio secondo cui nessun giocatore o persona è al di sopra della squadra», si leggeva qualche tempo fa sul quotidiano sportivo spagnolo AS. Quando l’estate scorsa Mbappé se ne andò dopo aver segnato 256 gol in 308 partite con il Paris, Luis Enrique disse che la squadra sarebbe diventata più forte senza di lui: sembrava più una provocazione per sottolineare questo nuovo spirito di squadra, e invece è stato effettivamente così. Da non dimenticare, però, Donnarumma. Senza le parate del portierone contro Liverpool e Aston Villa oggi parleremmo di un'altra storia. Questa vede il Psg puntare forte l'Inter di Inzaghi. Ci riuscirà?