Luigi Abete, Presidente della prestigiosa Luiss Business School ha fatto gli onori di casa e ha accolto tra studenti e studentesse il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, nell'ambito del Master in Management dello Sport. Un incontro-confronto che ha raccolto la partecipazione interessata degli allievi e che ha permesso loro di dialogare e di confrontarsi con il Ministro sulle principali tematiche socio-sportive: dal problema delle infrastrutture nei piccoli e medi centri alla necessità di una collaborazione continua tra pubblico e privato, dall'attenzione per le politiche sportive per atleti con disabilità fino agli Europei di calcio del 2032 in Italia e Turchia, con focus sulla costruzione e sul rinnovamento di stadi e palazzi dello sport adeguati e moderni. Insomma, un menù dialogico ricco che ha offerto e suggerito in quasi due ore di chiacchierata gli strumenti, l'analisi e le mosse future per uno sport migliore e accessibile a tutti.
Luigi Abete tra aneddoti e ambizioni: "Giovani e sport insieme"
"Qui abbiamo riunito giovani e sport. Siamo orgogliosi che tu sia qui, questo Master aiuta a passare dallo studio all’esecuzione, ma stiamo studiando ulteriori percorsi formativi in ambito sportivo perché è quello che ci richiede il mondo", ha esordito il Presidente Luigi Abete, introducendo il Ministro Abodi e aprendo ufficialmente l'incontro. Nel mezzo, anche il racconto di un simpatico aneddoto: "Quando facevo il presidente del Benevento, 40 anni fa, nella spiaggia di Battipaglia provai a prendere un giocatore, che rispose: 'Io sono come il jukebox, se metti 100 lire suono una canzone, se ne metti 300 ne suono 3. Capii subito cosa intendesse e lasciai perdere'".
Abodi: "Riconoscenza e appartenza verso la Luiss"
Per Andrea Abodi, che ha studiato alla Luiss da ragazzo, intervenire davanti agli studenti di Sport Management a Villa Blanc è stato sicuramente un ritorno agli anni della formazione: "Sento il senso della riconoscenza e dell’appartenenza, due sentimenti da coltivare e riconoscere. Quello che io ho fatto qui allora e che voi fate ora è una spinta per la vita. Io ho due riconoscenze: per i miei genitori e per l’università. Quell’esperienza è stata utile perché oggi l’associo al senso del dovere per chi mi ha dato questo ruolo. Possiamo dimostrare quanto possiamo applicare i nostri ideali", ha spiegato. "Non ho alibi ma una sola preoccupazione: rispondere al giuramento che un ministro fa. È un fatto di onore, me lo ricordo ogni mattina. Poi, il pensiero si rivolge al dopo perché non voglio né rimorsi né rimpianti, devo aver fatto tutto quello che è nelle mie possibilità", ha aggiunto. Poi ha proseguito: "Avete fatto la scelta giusta, io il Master non l’ho fatto ma l’ho vissuto partendo dall’apprendistato di ogni tipo, laureandomi con qualche anno di ritardo, ma mi sono cimentato in di verse discipline. Lo sport ha bisogno di respirare, di creatività, dobbiamo creare le condizioni per un certo ricambio generazionale".
Gli obiettivi
Il Ministro Abodi poi si è soffermato sull'importanza dello sport nella società: "Il mondo sportivo deve aprirsi culturalmente anche al genere femminile. Voglio concentrarmi sulle cose che devono essere ancora cambiate. Lo sport avrà un ruolo sempre più importante nella società perché è una difesa immunitaria sociale contro il rischio di asocialità, contro i conflitti, non solo armati, impattanti nella qualità della vita delle persone. Lo sport è una necessità. In Italia dobbiamo migliorare la qualità della vita. Lo sport prima veniva celebrato solo per le grandi vittorie,ma ormai invece è materia quotidiana, viva. Mi auguro che lo sport si sappia aprire e non consideri le qualità un limite. Deve affrontare le sfide dei nostri tempi".
Le infrastrutture
Per quanto riguarda il problema delle infrastrutture Abodi ha chiarito: "Abbiamo la consapevolezza dell’esistente, questo vale per le scuole che non hanno palestre o per quelle infrastrutture abbandonate. Nei piccoli centri bisogna capire come contribuire con lo sport, bisogna sviluppare l’offerta sportiva. Con Sport e Salute stiamo facendo la trasformazione delle infrastrutture sportive in banca dati. Le condizioni, l’accessibilità, le persone che le frequentano sono importanti. I tesserati, le associazioni dilettantistiche e le infrastrutture non dialogano e non sono integrate. Abbiamo bisogno di un linguaggio comune. Il vostro lavoro di domani potrà contribuire a rendere più efficiente il sistema. Troviamo ancora troppo contraddizioni: il 50% delle scuole non ha palestre o non sono a norma o non sono attrezzate, questo diventa un problema. Se facciamo due ore di educazione fisica a settimana è un problema. In Europa fanno un’ora al giorno o comunque molto di più di quanto facciamo noi. Noi stiamo lavorando sulle risorse: quella più importante è l’emozione in una fase cruciale della nostra vita. Dobbiamo ascoltare, dialogare, lavorare, contano le relazioni umane. C’è un fattore decisivo: le distanze. L’umanità non deve perdere il suo spazio vitale, dobbiamo metterci nelle condizioni di comprenderci e lo sport ci dà questa possibilità".
Abodi sugli Europei del 2032 in Italia e lo stadio del Bologna
Sul grande tema degli Europei di calcio nel 2032, ospitati da Italia e Turchia, Abodi ha sottolineato: "Non siamo ancora quello che vorremmo. Non dobbiamo fare gli stadi perché ci sono gli Europei, ma perché vanno fatti. In Europa lo stadio è diventato molto di più di uno stadio di calcio, è un elemento qualificante della città per promuovere stimoli e sviluppo. È un fatto culturale. Lo stadio non è ad uso esclusivo del calcio, ma è un luogo di socialità. Gli Europei li ospiteremo insieme alla Turchia, che ne ha fatti 32 di stadi. Mi ha creato un certo imbarazzo quando me l'hanno detto". La conclusione è sull'impegno: "Il nostro lavoro non riguarda solo la Serie A, ma vogliamo arrivare fino alla Serie C. Lo stadio del Bologna? C’è un bel progetto. È bello perché fonde lo stadio storico con la parte moderna. Avremo presto, spero si apra il cantiere, un stadio unico al mondo".
Le politiche sportive per atleti disabili e il calcio femminile
Sulle politiche sportive per atleti e atlete disabili: "Il primo punto è quello infrastrutturale, il secondo è quello degli ausili che vengono finanziati per gli atleti di vertice ma che stiamo cercando di rendere accessibili alle persone che iniziano a fare sport senza che diventino per forza campionesse. Stiamo, quindi, lavorando alla base, anche per dare dei sussidi alle famiglie meno abbienti. Calcio femminile? C’è una distanza significativa tra maschi e femmine, e tra nord e sud ancora di più. Dobbiamo concentrarci su tutta l'Italia per una spinta in più. Nel nostro Paese c'è solo il calcio di Serie A femminile nel professionismo e ci siamo arrivati perché non se ne poteva fare a meno, più che per convinzione profonda. Non si comprende che metà e più della nostra nazione deve sentirsi rappresentato. C’è ancora molta strada da fare". La chiosa: "La continuità è la cosa fondamentale rispetto a obiettivi sfidanti. Ci sono migliaia di scuole senza palestra, come ho detto. La visione è la cosa fondamentale, l’acquisizione delle informazioni, e poi che nessuno faccia cadere il testimone durante la staffetta".
Il Master e i partner
Il Master in Management dello Sport punta a formare nuovi professionisti del settore, fornendo loro le conoscenze necessarie per operare con successo nell’industria sportiva. Il programma è infatti progettato per sviluppare skill necessarie per competere non solo in questo settore, ma anche per cogliere le opportunità di altri business correlati. Il Master è diretto da Luca Pirolo, Direttore Area Master della Luiss Business School, e da Marco Francesco Mazzù, Professor of Practice, Marketing e Digital Luiss Business School. Il Master è realizzato in partnership con l’Associazione Sportiva Roma, Italiacamp e Corriere dello Sport.