Nel panorama sempre più dinamico dello sport e dell'intrattenimento digitale, la Kings League si è imposta come un fenomeno innovativo capace di unire il calcio, lo spettacolo e i social media. In esclusiva ce lo racconta il dirigente Stefano De Vita che svela i retroscena, le emozioni che si vivono e le visioni future di questo progetto che sta ridefinendo le regole del gioco.
Cosa rende speciale la Kings League?
«È una cosa innovativa, il protagonista principale rimane comunque il pallone, concilia il calcio con personaggi, youtubers o persone che avvicinano sempre di più quella che è la generazione più piccola. Io faccio sempre l'esempio: il lunedì magari c'è Monza-Parma, con tutto il rispetto per entrambe le squadre per cui provo anche simpatia, però il ragazzo di 15 anni preferisce magari guardare il suo youtuber o streamer preferito che quest'anno è presidente di una squadra in Kings, quindi può conciliare quella che è la sua passione per il calcio con quella appunto di seguire il suo personaggio social preferito. Allo stesso modo ho avuto anche pareri positivi perché ho portato colleghi del mondo del calcio e non solo e tutti quanti si sono divertiti quando sono a venuti a vedere in loco le partite, che durano meno che i famosi 90 minuti di una partita di calcio e avendo queste regole speciali o comunque queste fasi situazionali poiché in Kings League ci sono momenti in cui si gioca anche 1vs1, 2vs2, 3vs3 e si possono usare anche delle carte speciali, il tempo passa più veloce e c'è più enfasi rispetto a una classica partita di calcio a 11 dove ci sono più tempi morti e non sono presenti così tanti gol. Un altro punto speciale della Kings League è sicuramente che sta collaborando con varie entità calcistiche o comunque personaggi rilevanti che abbiano lavorato nel mondo del calcio e sicuramente dà molta credibilità che porta un valore aggiunto alla competizione».
Può essere il futuro del calcio?
«Io sono un po' calciofilo, secondo me le emozioni che ti dà il calcio a livello di adrenalina che siano il pubblico, l'odore dell'erba tagliata o gli spalti penso che non siano imitabili. Chi ha lavorato in questo ambiente sa benissimo che tipo di adrenalina ti può dare, però a mia opinione la Kings League può andare tranquillamente a pari passo con il calcio, ma non potrà mai sostituirlo».
Un giocatore del passato che avresti visto bene in campo con la Kings League?
«Mi piacerebbe vedere Hernanes, o comunque calciatori sopraffini e con qualità calcistiche elevate. Diciamo che essendo un gioco dinamico e dove le qualità calcistiche palla al piede prevalgono sul resto un altro giocatore che mi piacerebbe vedere tanto è Zinedine Zidane, perchè secondo me potrebbe fare la differenza in questo contesto, sicuramente più difficile da contattare rispetto ad Hernanes però lui è uno dei prototipi di calciatori che mi piacerebbe vedere in quel contesto. Allo stesso modo mi piacerebbe vedere anche Guti (del Real Madrid) che è uno dei miei giocatori preferiti e infine anche Antonio Cassano nel suo prime, ma tra tutti quelli elencati Zizou a livello atletico è ancora uno che può fare la differenza quindi se devo dirti solo un nome ti direi lui».
Quali sono i tuoi giocatori preferiti di Kings?
«Parto subito dicendo che sono 3, di cui 2 di questi già li conoscevo da tempo, quindi sono un pò geloso perchè la Kings League li ha fatti mettere in risalto e sono Domenico Rossi e Matteo Perrotti che comunque oltre alla componente calcistica mi lega soprattutto una componente umana, in quanto siamo amici da tempo e loro sono secondo me due dei migliori prospetti che ci siano, oltre al fatto di aver militato in ottime categorie e fatto settori giovanili importanti nel mondo del calcio a 11. Un giocatore che non conoscevo ma ho avuto il piacere di vederlo dal vivo e conoscerlo è Alessandro Colombo, ha già dimostrato di essere uno dei più forti, se non il più forte. In quanto è il marcatore della Kings League Italia con il maggior numero di gol, ma anche come persona si è rivelata speciale e mi sono subito legato a lui».