MILANO - E’ un’icona mondiale, un fuoriclasse conosciuto in tutto il mondo ma dopo la fine della carriera ha preferito ritirarsi sui colli vicentini. Roberto Baggio resta un riferimento assoluto nel mondo del calcio, anche se raramente parla dello sport che lo ha reso famoso ad ogni latitudine. Il Divin Codino - nel podcast Passa dal Basement - torna sulla rapina subita lo scorso anno nella propria villa. “Non ho avuto paura perché non mi sono accorto di nulla, sapevano chi fossi, ho provato a reagire con un pugno e un calcio, ma erano in sei e potete immaginare com’è finita. Hanno messo la pistola in bocca a mio figlio chiedendo dov’era la cassaforte che noi non abbiamo: ci hanno minacciato, se l’avessero trovata, ci avrebbero ammazzato tutti. Capisco chi cerca di farsi giustizia da sé. Da quell’esperienza mi è rimasta dentro tanta rabbia”.
Baggio e l’incontro con Sinner
Roberto Baggio racconta poi l’incontro con Jannik Sinner, numero uno al mondo del ranking Atp di tennis. “Il mio primo post pubblicato sul mio profilo Instagram era per Sinner - sottolinea Baggio - è un ragazzo che mi ha colpito profondamente, è un esempio meraviglioso per tutti i giovani: gli auguro di restare per sempre così. Il mondo ha bisogno di uomini come lui”. Roberto Baggio torna poi a parlare del suo addio al calcio. “Quando ho smesso è stata una liberazione - ha concluso - i giorni successivi alle partite dovevo restare a riposo per un paio di giorni perché mi si gonfiavano le ginocchia. Andavo avanti soltanto per la passione, ho chiuso la mia carriera quando ancora riuscivo ad esprimermi a buoni livelli”.