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Diritti tv e scommesse: tutto sul nuovo ddl che può rvoluzionare il calcio

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Diritti tv e scommesse: tutto sul nuovo ddl che può rvoluzionare il calcio LAPRESSE
Addio al decreto dignità, va in soffitta la legge Melandri: il mondo dello Sport torna a respirare ritrovando i ricavi del betting

ROMA - Una bozza in fuga dagli uffici legislativi è tornata a scuotere il calcio: e se il Governo, dopo tante parole, passasse davvero ai fatti? Qualcosa si sta muovendo, come dimostra l’arrivo di una legge delega - dal Parlamento all’Esecutivo - che prenda in carico alcuni dei più noti problemi del settore. Premessa: il testo non approderà nel Consiglio dei Ministri di domani, dove il ministro per lo Sport e i Giovani, Abodi, si presenterà con il decreto per la nomina di un commissario agli stadi e misure per le Olimpiadi di Milano-Cortina. Eppure c’è fermento, insieme a un po’ di scetticismo, soprattutto perché i capisaldi di questo intervento sarebbero la gestione dei diritti tv, la reintroduzione della pubblicità sulle scommesse e l’arrivo del tanto atteso prelievo sul betting.

Scommesse, via il decreto dignità

L’intenzione del ddl è riconoscere «sia pure nella sola forma indiretta, la sponsorizzazione da parte degli operatori di giochi e scommesse», oltre a «una quota della raccolta dei giochi e scommesse a favore degli organizzatori e dello sviluppo dell’impiantistica». Dunque, si va verso la cancellazione del “decreto dignità” che oggi impedisce a una società sportiva di promuovere il betting (lo chiedevano a gran voce soprattutto il calcio e il basket) e l’introduzione di una quota - in genere l’1% dell’indotto - che le agenzie destinerebbero allo sport, facendo ritornare ai club una parte dei soldi generati dal betting. Una parte della mutualità sarebbe a quel punto destinata a un fondo per il contrasto al gioco d’azzardo.

Legge delega, cosa cambia per i diritti tv

In materia di vendita dei diritti tv, eccoci all’ennesimo tentativo di superamento della legge Melandri. La legge delega permetterebbe alle leghe di cedere in esclusiva a un solo operatore, da luglio 2026, i diritti di trasmissione delle partite. Si parla di licenze fino a tre anni, ma con possibilità di andare oltre per la Serie A in caso di parere positivo dell’Agcom. Avverrebbe quindi un superamento del divieto fissato 17 anni fa per agevolare la concorrenza. La bozza ipotizza anche una diversa redistribuzione delle risorse, con una quota importante riservata alla formazione e all’utilizzo dei giovani, tema quanto mai attuale vista la mancanza di spazio degli italiani “under” nelle squadre e la conseguente crisi della Nazionale. Nella bozza, evidentemente ispirata dal pacchetto di misure che la settima commissione del Senato ha indirizzato all’Esecutivo nei mesi scorsi, si affronta anche l’argomento stadi, tra ammodernamenti e sviluppo tecnologico. 

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