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Diogo Jota, quel profondo senso d'ingiustizia

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Diogo Jota, quel profondo senso d'ingiustizia EPA
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Si piange quando si grida all’ingiustizia. Diogo Jota aveva tutto: una bella famiglia, l’amore della vita sposata da pochi giorni, tre figli, un fratello che adorava e faceva il suo stesso mestiere, amici, il successo, il denaro, il futuro, altri sogni e 28 anni. Soltanto 28 anni.

Diogo Jota si era stupito di tanta felicità.

A Diogo, che era stato operato a un polmone, avevano suggerito di non salire sull’aereo per raggiungere l’Inghilterra. Meglio l’auto. La sua vita e quella di André Silva sono bruciate dentro la Lamborghini noleggiata sulla A-52, l’autostrada tra il Portogallo e la Galizia finita spesso sotto accusa per la scarsa manutenzione.

La felicità che Diogo aveva confessato di provare si è dissolta insieme a quella degli affetti più cari.

Lo strazio di tanti è diventato immediatamente lo strazio di chi ha avvertito un forte senso di ingiustizia: da tutto a niente nel giro di un attimo. Così è assurdo.

Prima del funerale a Gondomar si è celebrata la funzione social che ha trasformato un lutto di calcio in un fenomeno mondiale.

Due ragazzi di 28 e 25 anni sono diventati i genitori, i figli, i fratelli, gli amici di ciascuno di noi.

Confesso che durante il minuto di raccoglimento che ha preceduto la partita del Mondiale per club tra Fluminense e Al-Hilal, la squadra nella quale giocano Ruben Neves e João Cancelo, compagni di nazionale di Diogo, il dolore dei due calciatori mi ha emozionato, così come penso che non abbia lasciato indifferenti tanti di voi.

Jürgen Klopp, che l’aveva allenato e con lui aveva vinto, si è chiesto quale sia il senso di tutto questo, concludendo che «forse un giorno lo scopriremo».

Il senso è che non ne ha uno accettabile. Ieri a Gondomar si sono visti volti noti e meno noti vestiti di nero, tanti occhiali scuri e due bare: ho ripensato al rapidissimo passaggio dalla felicità alla morte, a spiegazioni inutili, a sentimenti sinceri come quelli dei tifosi del Liverpool che hanno cantato tutti insieme “You’ll never walk alone” e trasformato “Bad Moon Rising” dei Creedence Clearwater Revival in un pezzo destinato a mantenere viva la memoria di Diogo: “Oh, indossa il numero 20/ Ci porterà alla vittoria/ Quando correrà sulla fascia sinistra/ Si accentrerà e segnerà per il Liverpool/ È un ragazzo portoghese/Meglio di Figo/ Non lo sai?/ Oh, si chiama Diogo!”.

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