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Il bagno al Gianicolo e la rissa con Ljajic, ma ora Delio Rossi riparte dalla sua Foggia

Ci ha giocato da calciatore, ha allenato la Primavera e la prima squadra, ma questa sarà la sua terza avventura

Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano, cantava Antonello Venditti. E’ il caso di Delio Rossi e il Foggia perché l’allenatore è pronto per la sua terza avventura in rossonero dopo che già due stagioni fa era entrato a campionato in corso, sfiorando addirittura la finale playoff in Serie B contro il Lecco. Un binomio quasi indissolubile con la città e la squadra per la quale ha anche giocato. Da calciatore, infatti, il tecnico riminese ha vestito la maglia rossonera 151 volte dal 1981 al 1987, mentre da allenatore ha guidato la Primavera negli anni di Zemanlandia. Dopo la parentesi con la Salernitana, nel luglio 1995 è tornato al Foggia in coppia con Beniamino Cancian,  salvo poi essere esonerati alla 25sima giornata con i rossoneri penultimi. Il mister subentrante, Tarcisio Burgnich, conquisterà la salvezza. Un'esperienza infelice cancellata non solo dall'amore viscerale di Rossi per la città e i foggiani, ma come detto dal ritorno in patria durante la stagione 2023/34, conclusasi con la strepitosa cavalcata verso la B, persa di un soffio. Ora ci riproverà cominciando dalla serie C e con l’obiettivo intanto di riportare la squadra in cadetteria.

La storia di Delio Rossi

Il Foggia sarà quindi l’ultima grande sfida di un allenatore, Delio Rossi, la cui storia parte da lontano. Nel ‘98, infatti, fu l’artefice di un capolavoro, il salto in Serie A dopo anni di digiuno della Salernitana, lanciando giovani come Marco Di Vaio. Ma prima ancora si parlava già di Delio per la promozione in Serie B del Lecce conquistata nella stagione 1993-1994 dopo gli spareggi playoff contro Lodigiani e Juve Stabia. Ma è alla Lazio che si consacra, aprendo un ciclo di 5 anni, dal 2005 al 2009, portando con sè in bacheca una Coppa Italia e un terzo posto con annessa qualificazione in Champions League. Tra le immagini di quegli anni resta impressa nella memoria dei tifosi il bagno nella fontana del Gianicolo dopo un derby vinto 3-0. Ma non sarà la sola istantanea di un amore, quello tra il tecnico e la piazza biancoceleste, che ancora oggi è forte. Anche se dopo le due strade si sono separate portando il mister al Palermo in una squadra piena di campioni come Kjaer, Pastore, Liverani, Nocerino e Miccoli, arrivando nel 2011 a giocarsi anche una finale di Coppa Italia poi persa all’Olimpico contro l’Inter. L’esperienza al comando della Fiorentina, invece, resterà scolpita nella pietra per la furibonda lite con il calciatore Ljajic. Era il 2 maggio 2012 e si giocava il match con il Novara. Il caso scoppia dopo una sostituzione ordinata da Delio Rossi. Il fantasista serbo lascia il posto a Oliveira e inizia ad inveire verbalmente contro il mister. A quel punto Rossi si scaglia inferocito contro Ljajic. “Molte volte ferisce più la lingua che la spada”, disse Delio nella conferenza stampa di addio al club toscano tornando su quell’incidente. Una macchia di una carriera lunghissima e che ora continuerà nella sua Foggia.

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