ROMA - Un uomo realizzato, un fuoriclasse che è già entrato nella storia del calcio, ma che non è ancora sazio. Questo il Cristiano Ronaldo che viene da fuori dall'articolo scritto dal portoghese per The Players' Tribune. CR7 parla degli inizi della sua carriera, del rapporto con il padre, delle difficoltà economiche di quando era bambino, ma anche sei problemi fisici: «Da ragazzino ero molto magro, non avevo muscoli, ma sapevo che avevo più talento degli altri e allora ho deciso di lavorare di più, mi allenavo anche la notte e i risultati arrivarono subito, tanto che chi mi diceva che ero troppo fragile non credeva ai suoi occhi».
SOGNO CHIAMATO REAL - Il sogno di allora era quello di indossare la maglia del Real Madrid: «Un club che ho sempre ammirato: per me era una sfida, volevo vincere con questa squadra, infrangere ogni record e diventare una leggenda del Real». Obiettivo centrato, sogno realizzato e tanti ricordi meravigliosi in una carriera da fuoriclasse unico.
FINALE CARDIFF - «Il momento più bello è quello immediatamente dopo il trionfo nell'ultima finale di Champions a Cardiff (contro la Juve, ndr). Avevamo appena scritto la storia, dopo il triplice fischio sentivo che avevamo mandato un messaggio al mondo, ma subito dopo mio figlio entrò in campo e lì le emozioni cambiarono: abbiamo preso il trofeo della Champions insieme e abbiamo passeggiato in campo mano nella mano».
OBIETTIVO: VINCERE... ANCORA - Ma non è mica finita qui, Cristiano Ronaldo vuole continuare a vincere e a sognare: «Dopo 400 partite con il Real vincere è ancora la mia grande ambizione, la vittoria è tutto per me, credo di essere così dalla nascita. Cambiano le sensazioni, ma nelle mie scarpe c'è scritto un messaggio che per me ha un sapore speciale e che guardo prima di entrare in campo: «il sogno di un bambino», mi dà una grande carica leggere questa frase». (in collaborazione con ITALPRESS)