Alvaro Morata, tra rimpianti e futuro. Non si nasconde il centravanti della nazionale spagnola, oggi in forza al Galatasaray. Dall'esperienza con la maglia dell'Atletico Madrid al rapporto con il Cholo Simeone, fino al ritorno in Serie A e alla firma con il Milan di Paulo Fonseca. Una scelta che, probabilmente, l'ex Juve non rifarebbe. Ora, però, è tempo di vivere al massimo la nuova esperienza ad Istanbul, in compagnia della moglie Alice Campello.
Morata, il rimpianto: "Avrei dovuto riflettere di più prima di lasciare l'Atletico"
Protagonista dell'ultimo appuntamento di "El Larguero", programma sportivo che va in onda in radio su Cadena SER, Alvaro Morata è tornato a parlare del suo passato all'Atletico Madrid e delle scelte fatte la scorsa estate, quando ha deciso di tornare in Italia per sposare il progetto tecnico del Milan, salvo poi pagare l'esonero di Fonseca e cambiare nuovamente squadra e campionato nel mercato di gennaio: "Quando attraversi momenti difficili, non vedi le cose in modo chiaro, - ha spiegato - non importa quante persone intorno a te ti dicano che stai commettendo degli errori. L'addio all'Atletico? Avrei dovuto pensarci di più quest'estate. Non serve a niente dirlo ora, ma avrei dovuto riflettere di più se lasciare o meno l'Atlético. Quando non ti senti bene a certi livelli della tua vita, prendi le decisioni sbagliate - ha ammesso -. Avrei voluto aiutare di più e vincere titoli con quella maglia. Anche se mi hanno colpito da tutte le parti, sono un tifoso dell'Atletico e voglio che facciano il meglio possibile".
Il nobile gesto di Simeone per Morata
"Ripensandoci ora, anche il Cholo mi stimava e mi amava", ha ricordato Morata con un pizzico di nostalgia, guardandosi indietro e ripensando all'avventura con i Colchoneros di Diego Pablo Simeone. "Quando l'anno scorso stavo passando un brutto periodo, - ha raccontato - ho scoperto un lato molto più sensibile di lui. Come persona, sono rimasto davvero sorpreso da come mi ha aiutato a livello personale. Non parlo di calcio, tattiche o se avrei dovuto giocare di più o di meno. Sono rimasto davvero sorpreso da lui come persona quando mi sentivo male".