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Ancelotti allontana il Milan: «Ecco cosa farò adesso...»

Il tecnico esonerato dal Bayern Monaco («meglio tacere») allena per un giorno i bambini di Gerusalemme e nega la possibilità di un immediato ritorno in panchina: «Nei prossimi dieci mesi solo riposo»

GERUSALEMME - Carlo Ancelotti, fresco dell'esonero nel Bayern Monaco - dove ha pagato i cattivi rapporti con Robben e altri 'senatori' - allontana le voci che lo accostano al Milan al posto di Vincenzo Montella, almeno per il momento. «Per i prossimi 10 mesi riposerò, quindi niente altre squadre», ha detto il tecnico italiano incontrando i giornalisti a Gerusalemme dove si trova su invito della Ong 'Assist for peace' che gli ha organizzato un incontro nel campo di calcio del patriarcato armeno con bambini cristiani, musulmani ed ebrei. Dopo l'addio al club bavarese («Si è detto di tradimenti, di tattiche sbagliate, di congiure, di una preparazione errata. Per me è giunto il momento di riflettere. Tacere è una virtù: meglio dunque tacere. Deluso? C'e' di peggio nella vita. Io sono abbastanza filosoficomeglio tacere»), il tecnico si è detto «molto lieto di essere qui. Un impegno che volevo assolutamente mantenere. I bimbi sono il nostro futuro. La data l'avevamo fissata da tempo. Era una specie di sosta e mi faceva piacere esserci. E ora sono davvero felice di essere in questo campetto messo a disposizione di bambini israeliani e palestinesi»

IN MEZZO AI BAMBINI - Ogni settimana su questo campo erboso miracolosamente sorto a ridosso delle antiche mura si allena un centinaio di bambini. Parlano ebraico, arabo, ed armeno. Fra di loro ci sono stati nei mesi scorsi anche figli di migranti africani. «Questo è il potere del calcio - ha aggiunto Ancelotti, ammirato dalla visione dei bambini che si lanciano con foga sulla palla per fare bella impressione sull'ospite -. Lo sport è sempre importante per relazionarsi, per andare oltre i propri limiti, e per rispettare gli altri. Sono lezioni che vanno apprezzate in particolare qui dove la gente la pensa in maniere diverse. Ci sono bambini che si esprimono in lingue differenti e che magari non si capiscono. Ma se si gioca non serve parlare molto». Una battuta anche sul referendum in Catalogna e delle possibili ripercussioni per il Barcellona, che dopo avergiocato a porte chiuse contro il Las Palmas ha aderito allo sciopero generale indetto dai catalani: «Io penso che calcio e politica devono restare ben separati. Il calcio e' una cosa, la politica è un'altra. Quando si mettono insieme non e' una bella cosa. Lo sportivo faccia lo sportivo, il politico faccia politica. Quando un giocatore vuol fare l'allenatore e viceversa, si fa solo confusione».

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