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Premier League, Ranieri: «Il Leicester la mia scultura più bella? Siamo solo all'inizio»

REUTERS

Intervista fiume dell'allenatore che sta mettendo tutti in fila in Inghilterra con la sua piccola squadra di provincia

MILANO - Claudio Ranieri si è aperto ai microfoni di Sky in un'intervista a 360 gradi sulla sua carriera. 

A FIRENZE -  Con la Fiorentina erano tanti anni che non vincevamo, quella notte che ritornammo da Bergamo c’era lo stadio pieno ed erano le 2 o le 3 di notte; è stato bellissimo aver vinto quella Coppa Italia e la Supercoppa Italiana, fummo la prima squadra a vincere la Supercoppa Italiana avendo vinto la Coppa Italia, perché di solito era sempre la vincitrice del campionato che vinceva la Supercoppa. E anche a Valencia, quando sono andato e abbiamo vinto la Coppa del Re dopo 25 anni siamo tornati e c’era una città in festa, hanno fatto veramente fuochi d’artificio incredibili. 

AL CHELSEA - Mi arrivò una telefonata nel pomeriggio e mi dissero: “Guarda, domani c’è una partita di coppa, vieni a vedere il Chelsea perché hanno esonerato Vialli, puoi essere tu l’allenatore se il colloquio li convince”. Dissi: “Va bene”, corsi a Siena a comprarmi giacca e cravatta, perché stavo in campagna e non avevo nulla da mettermi. Il giorno dopo arrivai a Stamford Bridge, vidi la partita, il giorno seguente ebbi il colloquio col direttore generale e mi presero…e via, ad imparare un’altra lingua! Prima avevo imparato lo spagnolo e adesso l’inglese. 

LA FAVOLA LEICESTER -  Ho avuto subito la sensazione di trovarmi dentro una grande famiglia. Un presidente stupendo, che lascia lavorare i suoi collaboratori a 360 gradi, non vuol sapere nulla, l’importante è che le cose vengano fatte bene e che ci si diverta. Per cui una grande società e una grandissima organizzazione, mai avevo visto una cosa del genere. Ho talmente tanti uomini nel mio staff che sono rimasto a bocca aperta. Io credo di aver messo, di mio, il sistema di gioco. Ho messo i giocatori giusti al posto giusto per far si che Vardy tirasse fuori le sue qualità, perché chi fa gol è abituato a farli, non sei tu che lo porti a fare gol, evidentemente ce l’ha nel sangue. Questo è un ragazzo che 4-5 anni fa era nei dilettanti; è uscito fuori così all’improvviso, è esploso. Aveva fatto 16 gol in serie B col Leicester, l’hanno scorso al primo anno di serie A ne ha fatti soltanto 6 e quest’anno sta facendo molto bene. Ecco, io gli ho dato la libertà di attaccare, di giocare come lui sa, ma naturalmente facendo determinati schemi e riprovandoli e ripetendoli non molte volte, perché in Inghilterra non sono abituati a ripetere molti movimenti tattici, per cui non voglio imbambolarli, ma dargli dei suggerimenti in base alle loro qualità, per cui li proviamo in allenamento e poi li ripetiamo in partita.

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