ROMA - «Sentivo una voce dentro di me che diceva 'dagli un pugno, colpiscilo così te ne vai in Germania’». L'ex portiere del Liverpool, Jerzy Dudek, racconta così nella sua autobiografia ('A big pole in our goal') il suo rapporto con l'allora tecnico dei Reds, Rafael Benitez. «Ho davvero pensato di dargli un pugno come mi suggeriva quella voce nella mia testa - scrive il polacco - ma poi ho pensato a quali conseguenze avrebbe avuto il mio gesto. Mi avrebbe realmente lasciato andare via o ci sarebbe stato solo un grosso scandalo sulla stampa? Di certo, tirare un pugno all'allenatore del Liverpool che solo pochi mesi prima aveva vinto la Champions League non avrebbe fatto una bella impressione sul mio curriculum e così sono riuscito a trattenermi».
«FREDDO E DISTANTE DAI GIOCATORI» - L'ex portiere polacco definisce Benitez «freddo, glaciale, sempre distante dai giocatori» e nel libro (di cui il Mirror ha pubblicato ampie anticipazioni) racconta che dopo il trionfo in Champions nella finale di Istanbul (contro il Milan) arrivò Pepe Reina e lui, che in quella notte era stato indiscusso protagonista, fu relegato in panchina. E quando chiese di essere ceduto al Colonia, Benitez si impegnò ad aiutarlo cosa che, invece, continua Dudek, il tecnico spagnolo poi non fece. «Raccontai la cosa nello spogliatoio a Steven Gerrard e lui mi chiese se davvero volevo dargli un pugno in faccia».
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MIX TRA RAFA E MOU - «Benitez conosce il calcio alla perfezione, non è uno sciocco ma è freddo, mantiene la distanza con i giocatori. Se esistesse un allenatore ideale sarebbe un misto tra Benitez e Mourinho». Il portoghese «ha maggior rispetto nello spogliatoio perché parla ai giocatori come persone, aiutandoli a capire ed accettare le sue richieste, a differenza invece di quanto fa Benitez, che ha sempre dei problemi nella gestione del gruppo, troppo duro quando si tratta di prendere delle decisioni. Mette continuamente un muro fra lui e i suoi giocatori».