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Cristiano Ronaldo se li incarta tutti

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Ai Mondiali tiferò per Cristiano Ronaldo. L’ho detto e lo ripeto. Per Ronaldo l’individualista, «Ronaldo che è finito quattro anni fa» - ho sentito ‘sta cazzata -, Ronaldo l’antipatico che non fa gruppo perché pensa solo a sé stesso, al gol (suo) capace di armonizzare punti di vista molto diversi, al fatturato personale. Per Ronaldo lo spacca-spogliatoi, Ronaldo la star che diserta le premiazioni se il principale premiato non è lui, Ronaldo che si offre a tanti, ma nessuno lo vuole più.

Tiferò per Ronaldo perché, oltre ad aver segnato - insieme a Leo Messi - gli ultimi quindici anni del calcio mondiale e aver tenuto in vita uno sport per certi versi decadente, ci ha mostrato una declinazione assolutamente originale del concetto di fenomeno. L’hanno definito “bionico”, costruito in laboratorio: il laboratorio lui l’ha sempre avuto in testa. Attraverso il lavoro, la disciplina e la volontà è diventato quello che ancora è, a dispetto dei numerosi demolitori in servizio permanente effettivo. La determinazione è la porta verso ogni direzione, spiega Caramagna. Giovedì, prima della partita con lo Sheriff, l’ho ritrovata nello sguardo di CR37 ormai: era carico, ringalluzzito e sulle punte. Più tardi ha anche segnato e ho pensato che Roberto Baggio aveva ragione quando raccomandava di non mettersi «mai contro i campioni, tanto quelli alla fine vincono sempre».

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