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Chapecoense, Rushel: «Ecco come mi sono salvato»

Il calciatore brasiliano ricorda i terribili momenti prima del disastro aereo: «Grazie a Follman ho cambiato posto»

ROMA - Un attimo, una decisione apparentemente insignificante può cambiare il corso di un'intera esistenza. Questione di "sliding doors". E forse nessuno in questo momento lo sa bene come Alan Ruschel, uno dei calciatori sopravvissuti al terribile disastro aereo che ha praticamente cancellato dalla storia la squadra brasiliana della Chapecoense. A rivelare come il fato abbia in qualche modo posato la sua mano su di lui per salvarlo dalla tragedia è lo stesso giocatore: "Jackson Follman mi ha chiamato dicendomi di andare a sedermi vicino a lui e io l'ho fatto, perché lo conoscevo dal 2007 e siamo molto legati. Così ho lasciato il mio posto ed è in quel momento che ho salvato la mia vita", ha detto durante una partita di beneficenza a cui ha preso parte anche Neymar. E come lui in vita è rimasto anche il portiere Follman, al quale però è stata amputata una gamba e al quale la Chapecoense - che cerca di risorgere e costruirsi un futuro - ha offerto un lavoro per sempre. Ruschel ha poi raccontato qualche dettaglio dei terribili momenti vissuti: "Sembrava un volo tranquillo, ma improvvisamente la luce è andata via e si è accesa quella di emergenza. Ho chiesto a Helio Neto (altro sopravvissuto, ndr) se avesse sentito qualcosa dalla cabina, lui mi ha risposto di no e si è messo a pregare, chiedendo a Dio di proteggerci tutti. Quello che è successo dopo non lo ricordo".

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