Sara Gama, calciatrice di grande successo. Anzi campionessa assoluta. Ma sarebbe riduttivo anche questo perché la ragazza di Trieste è stato molto di più per il movimento femminile dello sport. E soprattutto del calcio femminile, e grazie a lei infatti se i riflettori dei media si sono illuminati su una disciplina spesso trascurata. Sara è stata una delle calciatrici più vincenti di sempre tra Brescia (1 scudetto, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe) e soprattutto Juve (6 scudetti, 3 Coppe Italia, 3 Supercoppe) con cui ha anche raggiunto gli storici quarti di Champions. Diventando in bianconero uno dei volti simbolo del progetto J-Women che ha portato anche 40mila persone all’Allianz Stadium, qualcosa di mai visto prima in Italia. In azzurro la Gama ha vinto l'Europeo under 19 prima di vestire per 135 volte la maglia di una nazionale che sta crescendo a piccoli passi. Poteva diventare una colonna del Psg se gli infortuni non l'avessero frenata, piccolo rimpianto di chi fa questo mestiere.
Le battaglie contro il razzismo. E la Mattel gli dedica una Barbie
Ma uscendo dal campo i rimpianti si annullano e i meriti aumentano. Le battaglie di Sara Gama sono diventate sempre più grandi e importanti. Quella al razzismo, in prima linea senza paura anche quando i social non erano così ingombranti. Quella dei diritti delle donne in senso assoluto: è stata lei la prima a diventare vicepresidente Aic nel 2020, carica con cui l’anno dopo è diventata membro della Commissione Nazionale Atleti del Coni. Nel mezzo anche la capacità di affiancare gli studi alla doppia carriera calcistica, quella sul campo e quella politica: la laurea arriva nel 2017 in Lingue e letterature straniere. Sara Gama è uscita dai confini della normalità. Un altro esempio? Nel 2018 la Mattel ha scelto proprio lei per la realizzazione di una delle Barbie legate all’edizione speciale e limitata in occasione della Giornata internazionale della donna: unica italiana tra le 17 personalità individuate per questa campagna di sensibilizzazione per aver saputo «diventare fonte di ispirazione per le generazioni di ragazze del futuro». E se oggi in Italia, vedere bambine e ragazze giocare a calcio coltivando gli stessi sogni dei maschietti è diventato ormai sana normalità, il merito è anche di Sara. Che di sicuro resterà nel mondo del calcio, perché di personaggi come lei ce ne è sempre bisogno. Fuori o dentro il campo.