BUDGET - Questa, dopo aver sottolineato diverse volte la bontà del lavoro di Pioli, è la creatura del ds Tare, costruita pezzo dopo pezzo. Non in pochi mesi, ma in tre anni. La tabella aiuta a ripercorrere come è nato il gruppo biancoceleste. Sono state sbagliate alcune operazioni, ne sono state indovinate tante. Servivano tempo e pazienza. Lo dimostra la parabola di Biglia e Felipe Anderson, contestati e fischiati nel campionato scorso, oggi considerati top player. C’è una regola non scritta a guidare le manovre di Lotito. Dai tempi del riscatto di Zarate (20 milioni più 15 di commissioni) il presidente aveva giurato a se stesso di non spendere più cifre così alte sul mercato. Se la Lazio deve prendere un giocatore importante, è difficile che superi i 10 milioni. Era arrivata a 11,5 con Hernanes, rivenduto a 20 dodici mesi fa, quando stava entrando in scadenza. E’ costato 8,3 Biglia (commissioni comprese) e il bilancio dice 7,5 per Felipe Anderson, preso dal Santos dopo aver risolto le pendenze con il fondo inglese Doyen.
INVESTIMENTI - Nel conto dei 67 milioni sono entrati anche Mauri (3), Ledesma (4,5) e Radu (3,8), presi da Lotito e Sabatini diversi anni fa, quando Tare era ancora un giocatore. Non sempre si può avere successo, la Lazio in dieci anni ha centrato una sola volta la qualificazione alla Champions e veniva da una contestazione durissima dei suoi tifosi, che avevano abbandonato lo stadio e la squadra. Il livello si è alzato, non per caso, dopo un’estate in cui Lotito non ha venduto e ha comprato bene, spendendo molti soldi: 24 dei 67 milioni contati sono stati investiti negli ultimi sei mesi. Su De Vrij, portato in gran segreto a Formello prima del Mondiale, Tare aveva visto in anticipo. Djordjevic era stato preso a gennaio quando si stava svincolando dal Nantes. Basta e Parolo hanno aggiunto personalità, fisicità, esperienza.
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