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Napoli-Lazio, per chi arriva terzo pronti 40 milioni

Scivolare in Europa League significa perdere un tesoretto capace di ridisegnare una squadra

NAPOLI - E alla fine del caveau c’è la biforcazione: quaranta milioni (potenziali) di euro per ritrovarsi in Paradiso, tra gli eletti, o in quella sorta di Purgatorio che sembra Europa (League); e però la differenza è palpabile, è ricchezza (certificata e quasi assoluta) o la normalità assoluta, è l’opulenza per lanciarsi a testa alta e portafoglio pieno sul mercato o una soddisfazione apparente, è il delirio (pure popolare) o un tormento con cui convivere ma indossando la maschera. Il forziere, in realtà uno stadio che sa di fornace, in cinquantamila come quasi mai accaduto quest’anno, sa di tunnel e le indicazioni ognuno se le fa da sé, attraverso il proprio calcio, l’interpetazione (pure caratteriale) del proprio modo di essere: al resto penserà il destino, che ci ha messo del suo, ha raschiato il fondo del barile, ha introdotto questo gustosissimo «giallo » ricco di suspence modellando il derby di Roma come neanche il Napoli avrebbe saputo fare.

MIDDLE CLASS - Napoli o Lazio, sino all’ultimo respiro, lasciandosi alle spalle le trentasette partite precedenti, trattandole come coriandoli che si perdono tra i fili d’erba d’un San Paolo nel quale è nascosta la chiave: è calcio, ma certo, e però sembra la caccia al tesoro, perché quaranta milioni di euro mutano l’esistenza, alla faccia di chi continui a pensare che i soldi non siano tutto nella vita (e nel football) e ribaltano la condizione esistenziale e anche quella ambientale, umorale. La Champions (il preliminare per l’esattezza) sa di élite, di scorciatoia per la via lattea, l’appartenenza ad un ceto sociale «galattico», la dimensione favolistica collettiva a cui aspirano i presidenti e i manager, gli allenatori e i calciatori, i tifosi e gli agnostici; altrimenti sarà la ressa tra gli umani, il fastidioso happening di metà settimana, quella «artificiale» rappresentazione d’uno status sociale che comunque ricorda la «middle class».

LA SVOLTA - Quaranta milioni, per ricordarci (ricordarsi) che il calcio è un gioco meravigliosamente bello, soprattutto quando si vince, e che la propria storia (talvolta) può essere indirizzata dalle idee ma anche dalla prosperità, dal sontuoso (o deprimente) gap che viene generato dalla differenza tra averceli e non averceli. E’ Napoli-Lazio e guai pensare che sia (però) semplicemente una sfida a chi ne segna uno in più, perché la ruota della fortuna che gira e rigira e va alla ricerca dell’1, dell’X o del 2 stavolta non offre supplementari e la slot machine lascerà tintinnare quella cascata di danaro al novantesimo: il calcio, per fortuna, sa essere sublimazione dell’anima, esaltazione del proprio senso d’appartenenza e gratificazione d’una coscienza sportiva in stile-De Coubertin: l’assegno (virtuale) è un riconoscimento per la futura politica societaria, ma il trionfo è della gente, una scia profumata e (innanzitutto) prestigiosa che riempie e che ora s’avverte tra via Caracciolo e la sponda laziale del Tevere, il senso d’appagamento (calcistico). Si chiama gioia ed è nascosta comunque in quel caveau.

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