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Milan-Donnarumma, Gigio è prigioniero delle scatole cinesi

Il prolungamento è congelato sino a quando non sarà finito il tormentone. Raiola: «Patto con Galliani, non parlo di futuro fino al closing». Ma con i nuovi padroni è muro contro muro

ROMA - «Donnarumma? Ho fatto un patto con Galliani: non parlerò più del contratto di Gianluigi sino a quando non si sarà conclusa la storia con i cinesi». Al telefono da Los Angeles (dove sta trattando con i Galaxy il possibile trasferimento di Ibrahimovic che ci andrà solo se lo United non tornerà in Champions), Mino Raiola taglia corto sul caso che, invece, s’ingrossa. Tanto più i possibili acquirenti del club tergiversano, traccheggiano, procrastinano la chiusura della trattativa con Fininvest (e le ultime notizie fanno imbufalire i tifosi rossoneri), quanto più incerto diventa il prolungamento del contratto del giocatore, in scadenza il 30 giugno 2018.

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GIOCONDA E MODIGLIANI - Mino Raiola è un signore che non parla mai a vanvera. Anche quando lo si tira giù dal letto. Figurarsi se, in ballo, c’è il futuro del ragazzo a proposito del quale, il 9 ottobre 2016, conversando con il Corriere dello Sport-Stadio, l’agente aveva pronunciato parole profetiche: «Donnarumma? Ha tutto per diventare il più forte portiere del mondo e voglio misurare quanta passione metteranno i cinesi per costruire un grande Milan con Donnarumma». Se, a suo avviso, Balotelli valeva più della Gioconda, Donarumma è come un Modigliani, ma ora che il ragazzo prodigio di Castellammare di Stabia è sempre in copertina, Mino spinge la metafora più in là. «Gianluigi è come la tela bianca sulla quale un artista dà la prima pennellata, poi la seconda, la terza e così via. E dal nulla nasce un capolavoro. Ecco, Donnarumma è un capolavoro che diventa più bello giorno dopo giorno. Ha la maturità di un veterano, cerca di migliorarsi in ogni allenamento, è un ragazzo molto serio e molto bene educato. Donnarumma può diventare il portiere più forte del mondo».

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50 MILIONI - Prima che dentro le scatole cinesi finisse anche il cartellino di Gigio, Marco Fassone, l’amministratore delegato in pectore aveva ricevuto precise garanzie dai futuri proprietari del Milan: rinnovo quinquennale sulla base di complessivi 50 milioni di euro, il prezzo indispensabile per togliere Donnarumma dal mercato e presentarsi ai tifosi rossoneri con il miglior biglietto da visita. Poi, il 23 gennaio scorso, lo scenario è drasticamente cambiato e l’operazione, che va avanti ormai da un anno, si è complicata a causa della stretta sulle esportazioni di capitali decisa dal governo di Pechino.

LA STRETTA - Negli ultimi due anni, lo yuan ha toccato il valore minimo raggiunto dal 1994. E’ scattata una massiccia fuga di capitali all’estero: per arginarla, le autorità della Repubblica Popolare hanno stabilito che qualunque pagamento all’estero superiore ai 5 milioni di dollari debba avere il nullaosta delle autorità centrali. Sino a settembre 2018, saranno bloccati gli investimenti all’estero superiori ai dieci miliardi di dollari, le acquisizioni e le fusioni superiori al miliardo di dollari; idem per gli investimenti immobiliari. Il Financial Times ha calcolato che le banche di Shanghai siano obbligate al rientro di 100 yuan per ogni 160 esportati e quelle di Pechino a recuperare 100 yuan ogni 80 investiti fuori dai confini.

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