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Maurito, il fuoco si è spento

ANSA

Quel giorno Maurito rientrò a casa sconvolto, guardò negli occhi Wanda e disse «è colpa tua se mi hanno tolto la fascia, colpa delle cose che hai detto in tv». La moglie la prese malissimo, pianse, rispose che se davvero pensava che fosse stata lei ad avergli arrecato un danno tanto grave sarebbe rientrata in Argentina con i figli. «Per permetterti di recuperare la serenità e di recuperarla, la fascia».

Maurito la perdonò immediatamente, non potendo fare a meno di Wandita e della truppa.

Icardi, il Napoli spera ancora

Sono trascorsi quasi nove mesi da quel giorno, la coppia è ancora saldissima, quasi come la volontà di Maurito di restare all’Inter.

Ieri Zhang jr. ha fatto una cosa che avrebbe dovuto fare molto prima: gli ha detto in faccia che è proprio finita e che lui e l’avvocato Nicoletti avevano male interpretato le sue parole.

Capitolo chiuso. La situazione è precipitata l’inverno scorso ma la prima rottura si era consumata in estate quando Maurito aveva rifiutato di trasferirsi alla Juve che l’avrebbe scambiato con Higuaìn, operazione peraltro avallata da Spalletti.

Dallo scorso gennaio a oggi ho sempre difeso, o tentato di farlo, gli Icardi, anche perché non riuscivo a capire i motivi che avevano spinto l’Inter a bruciare un valore tecnico ed economico così elevato. Ora non sono più in grado di mantenere la posizione.

Attenzione, però, capisco tante cose: capisco che spostare cinque figli, tutti minori, da Milano a Napoli può non essere semplice. E so che Maurito ha un contratto che gli garantisce nove milioni puliti da qui al 30 giugno 2021. Capisco che per un ventiseienne che ha già guadagnato tanto non è facile rinunciare alle comodità della città più moderna e cool d’Italia. Capisco infine che dentro Icardi si è spento il sacro fuoco dell’ossessione, come la chiama Sacchi. In questo mese Wanda ha provato a convincere il marito ad accettare il cambiamento. Ma ha sempre trovato un muro invalicabile dinanzi a sé.

Da qui al tramonto del campione mancano appena sei giorni, poco meno di 140 ore. Non so chi o cosa possa fargli cambiare idea. Così come fatico a immaginare come l’Inter possa gestire a lungo un caso simile: forse avrebbe dovuto fargli causa per danni a gennaio, adesso ha solo il dovere di non sbagliare una mossa. Nessun club può permettersi di uccidere sportivamente un calciatore - anche se proprio nell’ultima stagione è accaduto inspiegabilmente a Montolivo.

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