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Allegri, Sarri e Spalletti in attesa: dove potrebbero allenare

I primi due scalpitano, hanno tanta voglia di rientrare e sono pronti a guadagnare meno. L'ex tecnico di Roma e Inter non sembra soffrire molto l'assenza

Allegri, Sarri e Spalletti a casa. Un po’ come se i Tre Tenori, all’apice del successo, per una ragione o per l’altra, avessero chiuso. Come se Plácido Domingo, José Carreras e Luciano Pavarotti dopo il trionfo (loro sì) nella notte magica di Caracalla (Italia ’90), l’avessero piantata lì senza proseguire al Dogder Stadium di Los Angeles (1994), al Champ-de-Mars, con il palco proprio sotto la Tour Eiff el (1998). E oltre. Ora succede che Massimiliano Allegri, Luciano Spalletti e Maurizio Sarri dopo aver cantato nei teatri di Torino, Milano e Napoli, siano disoccupati. Due stipendiati (bene), ma tutti senza fi ssa dimora calcistica. Non hanno voce o meglio nessuno offre loro un palcoscenico, pardon, una panchina su cui esibirsi. Parliamo di questa stranezza, di come uscirne (almeno due di loro ci stanno provando) e delle nuova tendenza-allenatore.

Tenori rauchi

Dei Tre Tenori della panchina, uno è rimasto senza stipendio, ma i 7,5 milioni versati dalla Juventus fi no a giugno 2020 hanno consentito a Max Allegri di concludere il suo anno sabbatico in grande forma, come si è visto anche a “Ballando con le stelle”. Invece gli altri due percepiscono ancora un lauto stipendio. Maurizio Sarri 5,5 milioni netti più bonus (quello per lo scudetto è in cassa) fi no al 2021. Il terzo anno era soggetto all’opzione che la Juventus doveva esercitare. Luciano Spalletti dopo il 2019-2020 comincia il secondo anno da nullafacente coi danè. «Non ho detto no al Milan - prima della serrata-virus raccontò la sua versione sulla trattativa saltata - c’è stato qualcuno che ha preferito continuare a pagarmi per restare a casa e la cosa non può che farmi piacere». Secondo la società è stato lui a rifiutare la buona uscita. Comunque sia, “Lucio” come lo chiamano gli amici, se la spassa con i medesimi. I quali amici, che non mancano mai, rivelano che anche Sarri sia pronto a tornare. Come Allegri soffre della sindrome dell’abbandono. Spalletti meno.

Tenori al lavoro

A questo punto, sia Allegri che Sarri, entrambi esonerati dalla Juventus dopo aver vinto lo scudetto - anche in questo è cambiato il modo dei club italiani di considerare il lavoro del tecnico - vogliono una panchina. Allegri scalpita, Sarri si stava addirittura accordando con Madama per chiudere i rapporti, poi la trattativa, a un passo dalla ratifica, è saltata per imprecisate “questioni burocratiche”. Per Allegri si è parlato della Roma, ma Fonseca, con tutti i problemi - il cambio si proprietà, la perdita di Zaniolo, Dzeko che parte anzi no, Milik che arriva poi non più - sul campo è imbattuto, perché lo 0-3 di Verona non è certo colpa sua. Vacilla, invece, la panchina di Iachini a Firenze e la vicinanza con il buen retiro sarriano ha spinto l’assioma: Sarri alla Fiorentina. Sia Sarri che Allegri sono pronti a guadagnare anche di meno rispetto al recente passato. Un po’ perché di mezzo c’è stato il Covid, un po’ perché il virus e la storia del calcio si evolvono, ma la ricerca del tecnico taumaturgo ha rallentato. E questo è un aspetto paradossale che molti ancora stentano a leggere e comprendere.

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