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Milan, bivio per l'allenatore: Tare valuta Thiago Motta e Mancini

I rossoneri sono alla ricerca del successore di Conceição: due i tecnici in pole position

MILANO - Il primo passo è stato fatto: da lunedì, Igli Tare ha preso possesso della sua scrivania in via Aldo Rossi e ha già cominciato a lavorare da direttore sportivo del Milan. Il primo incontro è stato di mercato con l'agente Beppe Riso e il collega della Roma Florent Ghisolfi, ma sull'agenda del nuovo dirigente rossonero c'è una priorità cerchiata in rosso e sottolineata più volte in blu. Quelle da non dimenticare, insomma. Anzi: una urgenza assoluta. Il nuovo allenatore. È vero che la stagione 2024-2025 è terminata da una manciata di giorni, ma praticamente si è già in quella nuova e non c'è altro tempo da perdere. Per programmare il rilancio del MIlan bisogna capire il prima possibile chi siederà in panchina. 

Gli esclusi 

Di potenziali candidati ce ne sono tanti, così come sono diversi i posti disponibili nelle big di Serie A. Conviene andare innanzitutto per esclusione. Marco Baroni, che discuterà a brevissimo il suo futuro alla Lazio con il presidente Claudio Lotito, non rientra tra i papabili. Cesc Fabregas, cercato con insistenza dalla Roma, piace molto, ma è più che blindato sul suo ramo del lago di Como. Gian Piero Gasperini, al centro delle discussioni per il rinnovo in casa Atalanta, non ha sciolto alcuna riserva sul suo futuro. E poi c'è il grande svincolato, Massimiliano Allegri, il quale, però, fa gola anzitutto a Napoli e Inter in caso di addio rispettivamente di Antonio Conte e di Simone Inzaghi. 

Thiago Motta e Mancini

Considerando le tempistiche, però, è nella lista degli allenatori liberi che, probabilmente, è consigliabile muoversi per cercare la soluzione. E, allora, il cerchio si restringe a due profili molti diversi fra loro, ma che hanno in comune tanta voglia di rimettersi in gioco e tanta fame di rivincita: Thiago Motta e Roberto Mancini. Igli Tare vaglierà i loro identikit e incontrerà, eventualmente, i rispettivi entourage, riportando sempre sviluppi e preferenze all'amministratore delegato Giorgio Furlani; una prassi consolidata in qualsiasi azienda e che non fa eccezione neanche al Milan: il direttore sportivo avrà una certa autonomia sulle scelte tecniche, ma si dovrà sempre passare dal superiore in grado, vale a dire il ceo, per la parola finale. 

Punti di forza e limiti

A Furlani, Thiago Motta piaceva già un anno fa, quando fu contattato per sostituire Pioli troppo in ritardo per evitargli la firma con la Juventus. Ciò che è successo dopo è storia nota: il Milan nel fango di metà classifica (anche) a causa delle scelte Fonseca e Conceiçao e la Juventus costretta a separarsi dall'italo-brasiliano per affidarsi a Tudor per centrare la qualificazione in Champions League. Anche Roberto Mancini ha avuto una parabola particolare negli ultimi anni: prima eroe dell’Italia all'Europeo vinto nel 2021, poi nel mirino della critica per il mancato pass al Mondiale e per il brutto rendimento alla guida dell'Arabia Saudita. Si prospetta uno scenario simile per tutte e tre le parti in causa: il Milan che si deve rilanciare, Thiago Motta che si deve rilanciare, Roberto Mancini che si deve rilanciare. E contrarre matrimonio, a due naturalmente, può essere la scelta migliore per trarre univoci benefici. Tare non ha ancora contattato direttamente nessuno dei due profili. Ma, d'altronde, ha appena occupato la sua scrivania. A brevissimo i primi passi. 

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