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Mertens, perché non torni? Napoli non si rassegna all'addio

ANSA

Distanza enorme, resta però quella promessa di DeLa: "Aggiustiamoci"

La scadenza ufficiale del contratto di Mertens, il principe azzurro del gol del Napoli, è arrivata come uno di quegli splendidi tramonti che lui e i suoi amici ammirano al Café del Mar di Ibiza in questi giorni di vacanza. Già: però senza applausi. La Juve ha salutato Dybala con una lettera, con un «Suerte Paulo» che fa tanto adios senza rancore, mentre sul fronte azzurro per il momento non è stata spesa una parola (mica è detto che non accadrà, eh): né per Dries, l'uomo che detiene i record di gol della storia del club in campionato, nelle coppe europee e in totale; né per Ospina, Malcuit e Ghoulam, gli altri contratti tramontati.

La cronaca è spietata, è questa, ma la storia tra Mertens e la città è così intensa, bella e profondamente radicata in quel Ciro baby nato a marzo guardando il Golfo che il popolo spera ancora nel colpo di scena. Magari quando De Laurentiis tornerà da Los Angeles, e dunque domenica; magari prima. Fatto sta che dopo un gelido e infruttuoso scambio di mail è calato il silenzio: il giocatore ha fatto la sua proposta - rifiutata - e poi ha annunciato di voler restare e di essere in attesa di un'offerta del presidente. Che probabilmente è lì tranquillo, al sole della California, ad attendere a sua volta una controfferta ritenuta più consona ai parametri, al mercato, ai tempi, all'età. Chiamo io o chiami tu?

Mertens aspetta la chiamata del Napoli

E allora, in copertina: Dries come Paulo, i più illustri parametri zero del calcio italiano sono ufficialmente liberi. E in questo momento senza squadra. Sia chiaro: uno come Mertens, trentacinquenne integro, proiettato al Mondiale con il Belgio e dotato di un talento fuori del comune troverà di certo una soluzione soddisfacente, ma la sua priorità continua a chiamarsi Napoli. Lo ha detto lui: «Vorrei restare, mi piacerebbe, ma non ho ancora avuto un'offerta». Il 26 aprile, però, ha ricevuto una visita, a casa: un paio di giorni dopo gli schiaffi di Empoli, in piena depressione cittadina da rimpianto-scudetto, De Laurentiis prova a rigenerare il morale dell'ambiente e va a trovare Dries a Posillipo. A Palazzo Donn'Anna. Con tanto di regalino per il neonato e un invito: vediamoci quando ti pare e aggiustiamo le cose. Ma entro certi limiti, considerando il tempo che fugge e le esigenze del club di abbattere gli ingaggi: un anno a 1,2, magari 1,5 milioni.

Come è andata tra Mertens e De Laurentiis

Dall'epoca, nessunaltro incontro: DeLa lo invita per il lunedì dopo la fine del campionato e Dries declina spiegando di essere già in vacanza (in effetti è partito per il Belgio la domenica sera); Dries prova ad anticipare e DeLa declina perché in agenda c'è già una riunione con Spalletti e Giuntoli. E si va giù di mail: i legali di Mertens recapitano una proposta di rinnovo annuale a 2,4 milioni più bonus, più 1,6 milioni alla firma, più 800.000 euro di commissioni; e il presidente risponde: no, grazie. E il resto è storia: lui ha detto di voler restare e aspetta; e il Napoli, eventualmente, aspetta lui. E così, in attesa che Gattuso capisca i margini di movimento nei meandri delle difficoltà del Valencia, le chiamate sono arrivate da Anversa, Messico, Paesi arabi e finanche Bali. Tutto molto lontano da Posillipo.

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