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Micheli viaggia come un ds: ecco le sue prime mosse

Il responsabile dell’area scouting è il direttore sportivo in pectore. Il primo colpo sarà l’erede di Kim

Mettiamola così: Maurizio Micheli, come l’attore però con il fiuto per il talento del calcio, è il direttore sportivo in pectore del Napoli. Il club non ha ancora indicato il nome della persona che dovrà rivestire questa carica nell’organigramma dopo la risoluzione di Giuntoli - ha tempo fino al 15 settembre - ma tutto sommato è la realtà che conta. Sono i fatti: e la cronaca racconta che è lui a gestire il mercato dei campioni d’Italia a stretto contatto con De Laurentiis. Il suo ruolo, burocraticamente parlando, è sempre quello di responsabile dell’area scouting, ma è Micheli a intrecciare i rapporti e le riunioni, a tenere i contatti con i calciatori, gli agenti e gli altri direttori insieme con Leonardo Mantovani, altro storico membro della squadra degli osservatori completata da Nico de Cobelli (specializzato nell’analisi). Per anni è stato una sorta di ministro degli esteri, delle missioni internazionali, ma questa volta è un’altra storia. Da scudetto: il coronamento di un viaggio, l’ennesimo, cominciato nel 2005.

L'Africa

E allora, Maurizio è sceso dall’aereo. Si fa per dire: il mercato del Napoli, la fase operativa, è nelle sue mani. Nei suoi nomi, le sue soffiate. I contatti con De Laurentiis, dicevamo, sono costanti e continui, ma è lui a passeggiare sul calciomercato. Sono lui e Mantovani, anni di vita vissuta insieme partendo dallo studio Canovi di Roma, l’avvocato Dario, un totem, un maestro considerato nell’ambiente il primo storico procuratore. Romano di 55 anni, moglie e due figlie, Micheli ha cominciato a respirare il mestiere in quelle stanze con Domenico Ricci, settore Africa: tant’è che la prima operazione da ricordare fu Momo Diarra, maliano, al Real Madrid. Altri tempi. Quelli in cui completava gli studi in giurisprudenza, prima di essere rapito dal calcio e dai calciatori.

Il viaggiatore

L’estero, insomma, è sempre stato il suo mondo: parla in scioltezza inglese, francese e spagnolo; e non è un caso che prima del Covid trascorresse su un aereo più o meno 200 giorni in un anno. Nel suo curriculum da dirigente, al di là dei trascorsi da portiere nel settore giovanile dell’Ascoli e di un po’ di anni tra i pali di squadre di serie minori, il Brescia: 9 anni e la scoperta di Hamsik (su tutti); il Napoli, una prima volta, dal 2005 al 2010; il Verona, il Bologna e poi di nuovo il Napoli dal 2018. E sempre con Leo Mantovani. E loro due, con Giuntoli, hanno cucito e ricamato le operazioni che hanno accompagnato la squadra fino allo scudetto. Compreso Kim, ormai del Bayern: sarà proprio l’acquisto del suo erede, del difensore che dovrà prendere il suo posto, il primo acquisto di Micheli.

Il metodo

Venticinque anni di calcio alle spalle, ormai, e una valanga di rapporti intrecciati con amicizia e professionalità con giocatori e agenti di tutto il mondo: ne va fierissimo, sono il suo fiore all’occhiello. La base del metodo: l’analisi dei video e dei dati è una base importante, ci mancherebbe, ma l’uomo con la valigia ha sempre puntato tutto sui rapporti umani. Le telefonate, le partite dal vivo e le relazioni. Meglio se internazionali, certo.

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