ROMA - I tifosi non gli perdonano quella frase incauta, pronunciata all’inizio dell’avventura al Milan: «Sono qui per alzare l’asticella». Tammy Abraham ha pagato la gaffe con i tanti fischi incassati a San Siro durante la sfida di Coppa Italia che lui aveva deciso quasi da solo, segnando una doppietta ai vecchi amici. «Mi dispiace, ma cosa ho fatto per meritarlo?» disse all’epoca Abraham, quasi sorpreso dall’ostilità. Ma adesso Tammy torna a tutti gli effetti un calciatore e quindi un patrimonio della Roma. Il prestito è finito, il Milan se ne è andato. L’idea dell’anno scorso, partire per percorrere altre rotte, è stata cancellata dai ribaltoni di entrambi i club, che avevano immaginato di rendere definitivo lo scambio con Saelemaekers, ora bloccato da Tare e Allegri. E così il futuro diventa complicato da decifrare: Abraham andrebbe via volentieri, la Roma lo saluterebbe altrettanto volentieri, ma se non arriva un’offerta che soddisfi tutti il matrimonio d’interesse continuerà.
Roma-Abraham, il nodo
Massara e Gasperini scoprono insomma un magnifico problema: Abraham è un centravanti forte, che potrebbe servire alla nuova Roma. Gasp tra l’altro lo avrebbe voluto all’Atalanta nel 2021, quando venne bruciato in volata da Mourinho. Nella stagione al Milan ha segnato 10 gol nonostante la concorrenza qualificata: Morata, poi Gimenez e persino Jovic. Un suo guizzo è servito a festeggiare la Supercoppa a Riad. Ma per ragioni di costi (quasi 6 milioni netti di stipendio, contratto rinnovato fino al 2027 prima del passaggio al Milan) e di rapporti compromessi la Roma lo ha messo sul mercato, nella prospettiva di sostituirlo con un altro attaccante.
Abraham, obiettivo rilancio?
Non sarà facile però. A quattro anni dal suo arrivo dal Chelsea il suo valore a bilancio è di circa 13 milioni: in sostanza, per evitare di produrre minusvalenze Abraham dovrebbe essere venduto a quella cifra o magari qualcosa in più. Finora nessun club si è affacciato a Trigoria con una proposta concreta. Da qui la riflessione che è emersa durante le prime riunioni dirigenziali: è inutile mandarlo ancora in prestito, teniamolo e cerchiamo di rilanciarlo. Federico Balzaretti, addetto ai calciatori di proprietà che nella scorsa stagione giocavano lontano da Roma, gli ha parlato più volte. Se rigenerato nelle motivazioni, Abraham sarà un autorevole competitor per Dovbyk in attacco.
Roma, no revolution
Del resto non è questa l’estate delle rivoluzioni tecniche. Gasperini era stato informato durante le trattative e ha sposato il piano transitorio. Dovbyk è il centravanti che la Roma ha inseguito e desiderato, versando un gruzzolo non banale per acquistarlo dal Girona. E’ costato più o meno quanto era costato Abraham nel 2021: 40 più (quasi) 40 milioni. Non si possono dilapidare investimenti così corposi a cuor leggero. Ecco perché Massara sta cercando attaccanti diversi. Non punte centrali. Quelle in organico ci sono già. Anche Abraham, sì, passato in tre anni da idolo per la splendida stagione conclusa con la Conference League a calciatore vagamente indesiderato. Nel calcio le percezioni cambiano in fretta. Ma proprio per questo la strada per raggiungere il consenso si può imboccare anche in senso contrario.