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Champions League, sabato la finale Real-Atletico a San Siro. Zidane e Simeone, filosofie opposte

EPA

Per la seconda volta in tre anni il derby di Madrid a suggello dello strapotere della Spagna

ROMA - Più che un derby una corrida feroce da 110 anni, l'eterna sfida tra Real e Atletico si trasferisce sabato a San Siro per la seconda volta in tre anni nella finale di Champions League a suggello dello strapotere della Spagna. Per decenni dominato dal Real, il duello si è riequilibrato grazie alla forza d'urto del Cholo Simeone che è riuscito a rendere competitivo l'Atletico , trasformare il 'Patetico de Madrid' e 'los pupas' (gli sfigati), come le merengues etichettavano con disprezzo gli avversari, scivolati per due stagioni in seconda divisione a inizio millennio, in una potenza europea. E stavolta il pronostico resta in bilico perchè Ronaldo e i solisti resuscitati da Zidane dopo il flop Benitez possono vincere qualsiasi partita, ma la solida macchina da guerra allestita da Simeone con soldati fedeli e irriducibili del gruppo costruito a partire dal 2011 non 'è facile da scardinare. Ne sanno qualcosa Luis Enrique e Guardiola, che sono stati estromessi all'ultimo respiro in Champions. In un virtuoso regolamento di conti Simeone ha fatto fuori i club più ricchi: all'appello mancano solo i dirimpettai del Real, il club più odiato dai colchoneros, i 'materassai' nati nel quartiere operaio oltre il fiume Manzanares. Per questo i tifosi merengues hanno chiamato i rivali indios (accampati sulle rive), insulto ricambiato dal termine vikingos (conquistatori con le corna).

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SIMEONE - Ma è Simeone ad aver trasformato l'Atletico, che prima cedeva i migliori (Torres, Aguero, Falcao, Diego Costa) , in un mosaico solido e impenetrabile con gli inossidabili Juanfran, Godin, Koke, Gabi, Gimenez più i cavalli di ritorno Torres e Felice Luis, gli integrati Oblak, Fernandez,Saul oltre alla rivelazione Griezmann. Un gruppo cementato da un patto d'acciaio: pressing, applicazione, coesione, difesa a oltranza e ripartenze ficcanti. Simeone ha molto imparato dall'esperienza italiana con Anconetani al Pisa, Simoni all'Inter e Eriksson nella Lazio dello scudetto. Poi da tecnico si è fatto le ossa al Catania, ma con l'Atletico ha vinto scudetto e coppa del Re da giocatore e vari trofei da allenatore eroe di un Calderon sempre strapieno che fa vibrare in panchina con scenografici gesti da direttore d'orchestra.

ZIDANE - Nulla di più distante dal mondo perfetto Real, l'aristocrazia e il potere economico evoluti nella borghesia facoltosa e la classe media, con un pubblico esigente che vuole godersi un gioco affascinante, è abituato ai galacticos geniali come Zidane e Ronaldo, ha ottenuto la testa di Capello anche se vinceva. L'atteggiamento dell'Atletico è quanto di più distante dall'universo Real di cui Zidane rappresenta la continuità . Simeone è agli antipodi: con Zidane ha in comune l'esperienza in Italia ma l'astro Zizou l'ha sempre guardato dall'alto in basso, lui illuminato da una classe impareggiabile mentre l'argentino si è sempre dovuto guadagnare la pagnotta con impegno e grinta. E nelle sfide italiane il 'meticcio' del Velez Sarsfield ha inflitto tre ko con Pisa, Lazio e Inter a Zidane che ha ottenuto un successo e due pari. L'ultimo confronto, un Inter-Juve di 17 anni fa, si è chiuso 0-0 proprio a San Siro. Con un magnifico gol Zidane ha già vinto la nona Champions nel 2-1 col Leverkusen del 2002. Poi ha assistito come vice di Ancelotti alla decima del 2014, il successo in rimonta nel deby a Lisbona.

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I PROTAGONISTI - Per l'Atletico è la terza finale: prima del 2014 c'era stato il ko col Bayern di Beckenbauer nel 1974. Il Real è il club più titolato: spinto dai sublimi Puskas, Di Stefano e Gento ha vinto le prime cinque Coppe dei Campioni a partire dal 1956: 4-3 al Reims, poi 2-0 alla Fiorentina di Bernardini, 3-2 al Milan di Viani, 2-0 di nuovo al Reims e 7-3 all'Eintracht di Francoforte. Sesto sigillo nel 1966 con un 2-1 al Partizan, pausa di 22 anni per il successo del 1998 a spese della Juve per 1-0, poi nuovo trionfo nel 2000 sul Valencia di Del Bosque. E Zidane contrappone sabato ai colchoneros i mastini Sergio Ramos e Pepe a presidio della difesa, le scorribande di Carvajal, Marcelo e Bale, il fosforo di Modric, le geometrie di Kroos, la duttilità di Casemiro, la classe di Benzema e i gol a mitraglia del marziano Ronaldo. Griezmann cercherà di emularlo dopo una stagione da incorniciare, ma CR7 può fare la differenza e abbattere la difesa di ferro dell'Atletico.

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