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Juventus, le notti di Zidane e quei raid segreti per le vie di Torino

Stasera il francese sfiderà il suo passato: per cinque stagioni, il campione bianconero conquistò compagni e tifosi, facendo nuove insolite amicizie giocando per strada

CARDIFF - «Tutte le sere, verso le sette, ero in pigiama... ». Il ricordo torinese di Zinedine Zidane riassume cinque anni tranquilli, ai confini della monotonia e della noia. Scelse una casa in centro, ma poco dopo traslocò in collina: lui e Veronique volevano sfuggire al rumore della città e desideravano che i figli crescessero nel verde. La tela di riti e abitudini si dipanava così tra la villa di famiglia e il Comunale, la scuola dove accompagnava i bambini e il ristorante da Angelino, lungo il Po, dove all’epoca la Juventus era di casa: si innamorò così tanto della pasta (rigatoni alla Zidane: pasta fresca con pomodorini e foglie di basilico) da volere accanto, in Nazionale, il figlio del titolare, Roberto: sette anni da cuoco della Francia e un’amicizia più forte dei chilometri e del tempo.

SCHERZI - All’inizio, la pastasciutta la tagliava. E i compagni lo prendevano in giro. Come per i calzini, corti e sgargianti, lui per il resto elegantissimo, che una volta, dopo un allenamento, trovò tagliati e incollati all’armadietto. Aneddoti che ha svelato personalmente, scherzi innocenti di spogliatoio e scorciatoie per imparare la cultura di un Paese nuovo. Zizou aveva buoni rapporti con i compagni, però li frequentava poco oltre il campo: raramente, quasi mai, in particolare, s’immergeva nella movida dei Murazzi o partecipava alle scorribande milanesi. Uno dei trascinatori era Paolo Montero, diversissimo eppure assai legato al fancese: una volta, alle quattro del mattino, al ritorno da Atene dopo una brutta partita con il Panathinaikos, Zizou fu spintonato da alcuni tifosi e l’uruguaiano, spalleggiato da Fonseca, non esitò a saltare addosso agli aggressori.

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