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Napoli senza vertigini: a Liverpool con l’entusiasmo del primato

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Spalletti: «I complimenti eccessivi servono per poi far sentire il tonfo ma quando scenderemo in campo capiranno che ccà nisciuno è fesso»

NAPOLI - Poi il calcio, a un certo punto, diventa magia: perché quando la «kop» comincia a cantare you’ll never walk alone sembra immergersi in una dimensione favolistica, tra il mito e la leggenda, tra la realtà e la fantasia. Anfield è il football senza età, è quel macrocosmo in cui è legittimo barcollare per le emozioni: e in questo teatro dove il fascino avvolge il corpo e l’anima, il Napoli dovrà esprimere se stesso, la sua sciantosa bellezza che ha sedotto Klopp: «I complimenti eccessivi li accettiamo, ma non fanno classifica. A volte servono per metterti lassù, per poi sentirne il tonfo. Mi sembra anche che Jurgen abbia detto che non pensa di vincere 4-0: se l’ha detto seriamente, ne parliamo. E comunque lui ha fatto le ultime due finali di Champions, quindi il più bravo di tutti è lui. Ma quando ci incontrerà capirà che ccà nisciuno è fesso». 

Memory card

Le cinquanta sfumature d’azzurro riempiono Liverpool d’una luce nuova, confliggono con quei bagliori di «reds» che hanno fatto la Storia: c’è un’ora e mezza per sapere chi sia, ma seriamente, il più «prepotente» del reame e per starsene sempre lì, sul trono da re, il Napoli dovrà rimuovere dalla propria memory card non il suo calcio ma il suo recente passato, non i codici di cui Spalletti l’ha abbeverato ma il ricordo d’un 4-1 che ha un senso, soprattutto se sostenuto da un primo posto che ridurrebbe i pericoli del sorteggio: «Possono perdere tutti i palloni ma non permetterò ai ragazzi di non giocarla. Dobbiamo fare la nostra partita con le intenzioni giuste. Dovremmo essere bravi a fronteggiare la loro rapidità nel proporre calcio, sapendo che ci porteranno a sbandare. Ma voglio vedere il Napoli che conosco, contro un’avversaria che dentro di sé ha generosità, vorremmo fare la stessa prestazione dell’andata, ma mi sembra difficile. Ed è chiaro che vogliamo il primo posto, mi sembra superfluo».

La leggenda

Liverpool, si sa, è un calcio leggendario, è Champions e Klopp, è un universo abbagliante oppure un viaggio nel tempo: ma stavolta, ignorando l’andata, il Napoli ci arriva nella sua «diversità», con quella sua esagerata verticalità e quel palleggio ipnotico che sembra alteri le differenze sino a capovolgerle: «Il Liverpool è una squadra in piena salute, non mi faccio ingannare dal risultato di sabato. Io l’ho vista tutta la partita, poi è chiaro che se sbagliano dieci gol e per causalità gli gira storto, si parte con le discussioni».

Tu si que vales

E insomma, vale tutto e anche niente, le tredici vittorie consecutive - certo - ma pure quel Liverpool ch’è reduce dallo scivolone ad Anfield con il Leeds e però ha pur sempre tanta roba, come da moda dire, tra Salah e Alisson, tutto ciò che sa di Spalletti, sa di Roma, sa...: «Ripenso a Salah e in lui rivedo Kvara: hanno la stessa genialità di trasformare palloni semplici in iniziative. Accarezzano la palla mentre vanno a duemila all’ora. Entrambi sono convinti delle proprie potenzialità e poi sono due bravi ragazzi, disponibili ad aiutare».

En plein

Il resto, e ci sta, è fierezza, la tentazione di prendersi un posticino nella storia di chi ha saputo fare filotto, sei su sei, nei gironi: sono state in dieci, finora, ad uscirsene a petto in fuori. E anche da questi piccoli particolari che si giudica uno «squadrone» al cospetto di un top club, ricchissimo: «Giochiamo contro un club che ha enormi possibilità finanziare ma noi siamo stati bravi a battere altre strade, inseguendo calciatori che magari un giorno possono diventare top player. Noi abbiamo la possibilità di crescere ulteriormente». Liverpool-Napoli ma anche Liverpool e Napoli: «Vorremmo somigliargli. Quando si parla di calcio, a Coverciano, la Premier viene portata a esempio. Tutti noi siamo venuti qua ad assorbire notizie». E a spargerne di proprie.

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