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Champions, una sola certezza: l’Inter

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Champions, una sola certezza: l’Inter ANSA

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La certezza è l’Inter, è Simone, è Lautaro; la speranza, l’Atalanta, Gasperini. Il rimpianto - sorprendente - è il Bologna, che era finito dentro un girone impestato e ne è uscito con onore: non ha mai preso schiaffi, ha pagato soprattutto la fase di adattamento al nuovo livello. Le delusioni restano il Milan e la Juve, che - punizione divina anche per il nostro ranking - potrebbero addirittura incrociarsi ai playoff.  

Visto come gli sta girando, Motta dovrebbe cambiare - almeno temporaneamente - la propria fonte d’ispirazione, che fino a ieri era Guardiola. Pep è un gran dispensatore di idee, un innovatore, ma anche uno che ha sempre potuto lavorare con risorse enormi e talenti assoluti. E la disponibilità economica e i campioni aiutano a realizzarle, le idee. Anche le più azzardate. 

A Thiago, che non può certo sfruttare ricchezze mediorentali, piace comunque sorprendere, complicarsi la vita, destrutturare e poi ricomporre. Soprattutto in campo europeo, però, le invenzioni devono essere supportate dalla qualità e dall’esperienza. Quando ho visto il terzetto iniziale di trequartisti a sostegno di Vlahovic non ho fatto a meno di pensare che il trentasettenne Otamendi avrebbe potuto essere il giovane genitore di Yildiz (19) e Mbangula (21), Conceição (22) un doloroso incidente di percorso. Non a caso con l’ingresso di Koop e Nico la Juve ha aggiunto sostanza. 
Sarà anche un ragionamento antipatico, quello che ho fatto tra me e me all’uscita per infortunio di Kalulu (un prestito), sostituito da Locatelli: ma là dove col Benfica c’erano Weah, Gatti, Loca e McKennie - era stato venduto all’Aston Villa e ieri l’abbiamo ritrovato capitano - fino a pochi mesi fa circolavano Huijsen, Rugani e Danilo, tre di ruolo. 
Non è stagione di superiorità inattaccabili, questa. Per cui è possibile ipotizzare nuova gloria per le italiane, in particolare per l’Inter e l’Atalanta, le internazionali.  
Il Milan è francamente disperante: ha giocatori di qualità, individualità che altri se le sognano, eppure continua a mostrare una discontinuità impressionante. La sua stagione riassume in sé tutti gli errori dell’estate ed è anche il prodotto di un’anarchia della quale non può che essere responsabile la società. La sconfitta di Zagabria contro una Dinamo priva dei suoi elementi più forti, da Sucic a Bruno Petkovic, è un altro passo verso l’incompiutezza. 
PS. La diretta in contemporanea di 17 partite ha ucciso la visione del singolo incontro: è stato come assistere a continui highlights. Una Sky goduria. 

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