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I retroscena di Inter-Barcellona: le lacrime, i gesti di Inzaghi ai figli, la cuffia rosa di Yamal e le provocazioni a Lautaro

Al fischio finale è esplosa la festa a San Siro, ma ci sono state tante cose che le telecamere non hanno mostrato: eccole

INVIATA A MILANO - Difficile scegliere l'istantanea più bella di Inter-Barcellona 4-3. Simone Inzaghi che corre dai suoi figli: quelli di sangue, Tommaso, Lorenzo e Andrea, e si porta in campo i più piccoli, mano nella mano. Oppure quelli nerazzurri, che lo tirano per la giacca già abbondantemente provata dalla pioggia. Lautaro che, ironico e felice, anche se stremato, lancia San Siro salutando tutto e tutti, pure chi gli ha provato a fare qualche battuta sull'arbitro, provocandolo. Spagnolo, non italiano: il capitano dell'Inter fa "ciao ciao" e via, nella pancia dello stadio, felice con il suo zainetto (griffatissimo), celeste. E poi, ancora: Calhanoglu e Arnautovic che escono con la cassa e la musica a tutto volume, Szczesny che saluta qualche amico della Roma e della Torino che furono, i grandissimi talenti del Barcellona che quando sfilano in zona mista hanno acora gli occhi lucidi. Già, le lacrime: si sono mischiate tanto alla pioggia, nella notte epica di San Siro. Sono state quelle della famiglia Frattesi, di Dimarco che si fa di corsa gli scalini sugli spalti per andare dai suoi, dei tifosi comuni che hanno scelto di restare anche sul 3-2 per il Barça. E meno male per loro che lo hanno fatto. "Che vi siete persi", direbbe qualcuno. Ci sono i grandi, in zona mista, che cantano e ballano, e pure i piccoli, come il figlio di Mkhitaryan, stupendo nella sua maglia nerazzurra mentre saltella insieme al papà. Saltella pure Barella e la stanchezza no, non si sente. "Ma domani - si lascia sfuggire qualcuno dello staff nerazzurro - saranno giustamente "cotti". Va bene così".

Yamal, le lacrime e la cuffia rosa: cosa è successo

Poi c'è lui, Lamine Yamal. A neppure 18 anni, con tutti gli occhi del mondo addosso, ha vissuto una notte sulle montagne russe. Perché se alla tua età hai sul piede la palla del 4-2 che ti spedirebbe in finale, la sbagli, la sfortuna ti dice no, colpisci il palo e, dopo aver disegnato calcio, non solo sei costretto a subire il pareggio, ma pure il gol vittoria,  allora sì, le tue lacrime in campo sono sacrosante. Yamal abbandona il prato del Meazza con una maglia nerazzurra in volto e Thuram che lo consola, quando lascia lo stadio, tra gli ultimi, ha il cappuccio in testa e lo sgaurdo basso. Tra le orecchie, ma sopra il cappuccio, due cuffie rosa. Spiccano, rispetto al grigio della tuta e dell'umore del fenomeno spagnolo. Oggi, che sognava la finale di Champions, sicuramente tutto gli appare buio. Ma il futuro è suo. Con un talento così, se continuerà a coltivarlo, forse avrà la bacheca piena di Champions League. Ma non adesso, non stavolta. Non stanotte e neppure quelle che verranno fino al 31 maggio.

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