MONACO DI BAVIERA (Germania) - Il cammino per arrivare fin qui è iniziato con il City. No, non la gara d’esordio nel girone all’Etihad, novanta minuti di coraggio e personalità andandosela a giocare con la tecnica e con il palleggio nella tana dei più forti, permettendosi anche il lusso di fare turnover. Il City del 2023, quello di Istanbul. Settecentoventuno giorni a lavorare per questo, settecentoventuno notti a ripensare a quello che poteva essere e non è stato; settecentoventuno notti a sognare un’altra notte come questa. Non sempre il calcio e la vita regalano seconde opportunità, ma il gruppo di Inzaghi ha saputo guadagnarsene una dopo appena due anni. La sensazione è che, prima ancora di lottare contro le migliori avversarie d’Europa, questo gruppo abbia lottato contro il tempo. Mentre le pale eoliche soffiano via le poche nubi di passaggio sull’Allianz Arena, Simone Inzaghi prova ad allontanare quelle virtuali sul suo futuro e rasserena i ragazzi al grido di «qui sto bene, ho tutto quello che voglio». C’è ancora domani, sembra sussurrare a Lautaro e Barella. Ma sulla squadra che sfiderà questa sera i paperoni del Psg aleggia un’atmosfera da “last dance”. Per chi è agli ultimi giri di valzer della carriera, per chi lascerà l’Inter dopo questa notte, senza passare dal Mondiale, non c’è domani: deve accadere adesso, deve accadere qui, nel cuore dalla Baviera, nel tempio del Bayern già violato a inizio aprile.
La sfida tra Psg e Inter
Psg e Inter non si sono mai annusate prima d’ora, ma tutti si conoscono troppo bene per tentare di coprire le carte. Luis Enrique, che gioca per il secondo Triplete della carriera, conosce il nostro calcio meglio di quanto il nostro calcio abbia provato a comprendere le sue idee. Da Donnarumma a Kvara, passando per Fabian Ruiz, la struttura portante dei francesi arriva dal nostro campionato. Hakimi era l’esterno destro dell’Inter di Conte, preso e rivenduto per la plusvalenza, sostituito alla grande da Dumfries.
Le chiavi della partita
Ecco la prima chiave di lettura del match: l’ampiezza. La migliore Inter è quella che riesce a spingere su entrambe le fasce con l’olandese e Dimarco al top della condizione. Dalla sua parte l’azzurro avrà Barcola (favorito su Doué) e Hakimi: da quanti metri riuscirà a guadagnare dipenderà la capacità di rallentare la spinta del marocchino. Dumfries sarà controllato da Nuno Mendes: in un atteggiamento asimmetrico, il Psg tende a essere più prudente sulla propria corsia mancina, dove bisogna garantire copertura a Kvara. La seconda chiave è il centrocampo. L’Inter ha interpretato copioni diversi contro le big incontrate sul proprio cammino, adattandosi anche in corsa. Inzaghi chiede il controllo del pallone per non farsi schiacciare dal possesso palla esasperato dei francesi. Il Psg costruisce con un 3-2: se Hakimi spinge, Nuno Mendes aiuta Marquinhos e Pacho, con il compito di far arrivare rapidamente il pallone sui piedi di Fabian Ruiz e Joao Neves, preferibilmente senza passare troppo per Donnarumma. È in quel poligono che il pressing dell’Inter deve fare la differenza per rubare palla, poi toccherà a Calhanoglu sottrarsi alle contromisure di Lucho grazie alle rotazioni con Barella e Micki. Per tutto il resto c’è Lautaro.