Novanta minuti, o poco più, separano l’Inter dalla finale di Champions League. Sarebbe la seconda in tre anni e domani sera a San Siro si ripartirà dal 3-3 di Barcellona e con una preoccupazione su tutte: limitare Yamal. Sarà quello l’obiettivo principale di Simone Inzaghi che da giorni, precisamente da quando è rientrato dalla Spagna, sta studiando un modo per arginare un talento capace di segnare 22 gol e fare 33 assist nelle sue prime 100 gare in maglia blaugrana. Anche all’andata ha timbrato ed è stata la vera spina del fianco di un’Inter capace di andare sul 2-0 e poi sul 3-2, salvo farsi recuperare sempre. E gran parte del merito è stato proprio di quel Lamine che nel mondo non sembra aver rivali.
Inter, come fermi Yamal?
Nella gara d’andata il talento spagnolo ha letteralmente mandato il tilt il blocco di sinistra che Inzaghi aveva studiato per lui. Aveva predisposto una gabbia con Dimarco e Bastoni, chiedendo anche a Calhanoglu di aiutare con continui raddoppi eppure Yamal è sempre, o quasi, riuscito a uscirne con dribbling e giocate figlie del campione che è. Servirà allora fare qualcosa di più e soprattutto di diverso perché non è un caso che il gioco del Barcellona si sviluppi prettamente a destra. Nella gara d’andata infatti, il 40% degli attacchi sono arrivati da lì con Lamine in grado di toccare il pallone 73 volte nella trequarti avversaria. Quindi il primo compito sarà quello di giocare d’anticipo sull’attaccante blaugrana, limitando il più possibile i palloni che il centrocampo spagnolo farà arrivare al suo asso. L’altra mossa, poi, potrebbe esser quella di schierare Carlos Augusto al posto di Dimarco, perché limitarsi a difendere equivarrebbe ad arrendersi lentamente. Per questo anche il possesso palla giocherà un ruolo strategico, perché per evitare che a Yamal arrivino palloni giocabili, serve che sia l’Inter a comandare, aumentando il 29% registrato al Montjuic per tenere il Barca più lontano possibile dalla propria area. A tal proposito saranno fondamentali le prestazioni di Mkhitaryan, Barella e Calhanoglu, i cui compiti non saranno certo facili contro gente come de Jong, Dani Olmo e Pedri. Ma se l’Inter vuole la seconda semifinale in tre anni allora dovrà lasciare tutto in campo per essere poi a Monaco di Baviera e provare ad alzare un trofeo che manca dal 2010.