Anche gli Ancelotti perdono. Succede. È successo. La remuntada non c’è stata. Non c’erano i presupposti. Bastava aver guardato qualche partita del Real Madrid di quest’anno per capire che il pesante 3-0 dell’andata non era stato casuale. L’Arsenal gioca da squadra, va dato merito ad Arteta che ha riportato i Gunners in semifinale di Champions proprio nell’anno in cui il suo grande maestro, Pep Guardiola, non ha raggiunto nemmeno gli ottavi. Il Real Madrid, invece, in questa stagione una squadra non lo è quasi mai stata. Succede quando il padrone di casa si incapriccia di un calciatore e crede che completare un album di figurine equivalga a costruire una formazione imbattibile. Non è così, ovviamente. Florentino Perez ha voluto a ogni costo Mbappé che ha evidentemente alterato gli equilibri in una macchina quasi perfetta. Grandissimo giocatore, un fuoriclasse. Ma la vita non può essere solo statistiche. La realtà dice che senza di lui il Psg ha trovato un equilibrio e con lui il Real Madrid lo ha perduto. Può succedere con i divi. Ci sono i grandi campioni che fanno squadra e ci sono i grandi campioni individualisti. Il risultato è che non c’è riuscito nemmeno Ancelotti a estrarre spirito di squadra da un gruppo di calciatori che in campo ha perduto Kroos e che nello spogliatoio non ne ha voluto sapere di amalgamarsi. Nessuno ha compiuto il mezzo passo indietro in nome dell’interesse comune.
Tranne rare occasioni, Mbappé e Vinicius hanno prodotto lo stesso effetto dell’olio e dell’acqua. Lo scorso anno, contro il Bayern, ci pensò Joselu (un panchinaro) a portare il Real in finale. Nelle squadre servono anche le seconde file. L’anno in cui Carletto si inventò Bellingham falso nueve. A questo punto, con ogni probabilità le strade tra Ancelotti e il Madrid si divideranno. Era tornato quasi per caso al Real, aveva raccolto una squadra zeppa di punti interrogativi (lo erano Vinicius, Militao, persino Courtois) e in quattro anni ha vinto due Champions e due Liga (e anche altro). Tutto finisce. Sarà più semplice, oltre che fisiologico, attribuire le responsabilità al tecnico emiliano. Che sarà accusato di essere superato, come gli succede più o meno dal 2003. L’unica certezza è che Ancelotti non si graffierà la faccia per la sconfitta. Ha una discreta conoscenza della vita, dell’animo umano. Compresi i capricci dei padroni come Florentino cui Carlo sarà sempre grato. Perché è un uomo che sa stare al mondo.