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Perin e il durissimo sfogo in conferenza dopo il flop della Juve: "Non abbiamo figli di put..."

Il portiere, che lavora con la mental coach di Jacobs e Fedez da anni, ha parlato da vero leader: ecco perché dopo anni di bianconero (e di lavoro su se stesso) ha la capacità di analizzare perfettamente le situazioni

"In questo gruppo non ci sono figli di putt... ma è un gruppo dove si può costruire". Parole e musica di Mattia Perin. Il portiere della Juventus, che da anni è in bianconero, è uno dei leader della squadra. Un senatore, anche se non è un titolare. Giuntoli gli ha preferito Di Gregorio, regalando un nuovo numero uno a Thiago Motta a suon di milioni dopo l'addio di Szczesny, ma lui è rimasto e ha sempre fatto il suo. Pur guardando al futuro (vorrebbe restare nel calcio, intanto ha un podcast con la sua mental coach, Nicoletta Romanazzi), Perin è perfettamente concentrato sul presente ed è per questo che le sue parole, dette nella notte nella pancia dello Stadium dopo l'eliminazione in Coppa Italia, fanno rumore. Non ha parlato con questi toni in tv, ma lo ha fatto in conferenza: "In questo spogliatoio non ci sono figli di putt... e si può costruire – ha detto dopo essersi scusato per il termine forte –. Spero che questa sconfitta ci faccia talmente male da farci crescere il prima possibile, ma questo è un gruppo dove si può costruire". Ma cosa intendeva Perin? E, soprattutto, perché ha parlato così?

Retroscena Perin, perché si è sfogato così in conferenza

Perin voleva dire che non ci sono giocatori cattivi, smaliziati, a tratti furbi, nella Juve di oggi. È un gruppo sano, ma mancano quei "bastardi" (per dirla alla Mourinho) che tirano fuori dal pantano i compagni quando le cose si fanno dure. Quello di Mattia, per quanto a caldo, è stato uno sfogo ragionato perché dopo anni di Juve, e di lavoro su se stesso, sapeva perfettamente cosa dire e quando dirlo. Perin collabora da anni con Nicoletta Romanazzi, la mental coach di Jacobs, tra gli altri, e che negli ultimi mesi ha iniziato a lavorare anche con Fedez, festival di Sanremo compreso. I due hanno un podcast insieme in cui Perin si dimostra per quello che è: un ragazzo e un professionista centrato, alla ricerca costante di equilibrio tra calciatore, uomo, padre, ragazzo che ha già un passato importante alle spalle ma guarda con serenità al futuro. La serenità che ti da soltanto la capacità di saper analizzare te stesso e quello che ti sta intorno. Prima delle partite Perin respira (non per modo di dire, respira davvero al telefono) con Nicoletta Romanazzi e non è un caso che anche ieri sia stato tra i migliori della Juventus con tre super parate. Ha tenuto la barra dritta in campo e lo ha fatto fuori, rispondendo con chiarezza quando doveva e cercando di evitare polemiche quando non era sicuro: "Non so a chi si riferiva Thiago quando ha detto di gente che pretende senza dare, ne parleremo insieme. Non avendoci parlato non so rispondere, non voglio creare allusioni che non ci sono. Affronteremo la cosa insieme come abbiamo sempre fatto". Parole, anche queste, da leader. Forse uno dei pochi della Juventus in questo momento.

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