Al raddoppio di Jovic Sergio Conceiçao ha alzato - ma per un istante - le braccia al cielo prima di recuperare l’espressione triste, concentrata ma triste, delle ultime settimane. La festa soltanto dopo: nessun sigaro stavolta.
S’è preso un’altra finale, il portoghese, è uscito imbattuto dai derby di Milano guadagnandosi una porzione di quel rispetto che gli è stato spesso negato - è il suo rimprovero - e insomma ha vissuto una serata di piccole e grandi rivincite personali.
La mancanza di rispetto, del resto, è quasi da contratto. Quando accetti sei mesi per rimetterti in gioco e poi esci dalla Champions e dalle prime posizioni in campionato il consenso lo perdi immancabilmente. È la legge del profitto, del risultato sopra tutto e tutti.
Anche a Simone Inzaghi, che ieri sera ha subìto la seconda, pesantissima sconfitta di fila, un inedito stagionale, qualche criticonzo muoverà appunti irrispettosi: fa parte del gioco, di un gioco che non perdona le cadute e riduce gli alibi.
Alla cinquantunesima uscita, l’Inter ha provato a vincere soprattutto nel primo tempo quando ha giocato di più e meglio del Milan, ma senza concludere con efficacia: il tiratore più assiduo è risultato Bisseck. Alla prima conclusione Jovic ha rotto l’equilibrio e da quel momento in avanti il Milan si è sentito totalmente in partita.
Il 14 all’Olimpico non si ripeterà lo spareggio del ‘64: la coppa se la giocheranno Conceiçao, 9 coppe da allenatore, e Italiano, quattro finali di seguito, a meno che stasera l’Empoli non strafaccia. Dovesse succedere, non cercatemi al giornale.
PS. Rinuncio a demolire Simone: non lo merita.
Milanista, 90 anni, scrive da Ocala, Florida
L’amarezza non ha età, né patria. Nei giorni scorsi è arrivata in redazione una lettera da Ocala, in Florida. Di questi tempi ricevere una lettera è già un fatto insolito, figuriamoci poi se a firmarla è un lettore novantenne. Natale - è il suo vero nome - ha voluto esprimere la purezza quasi disperata di una passione e insieme la nostalgia per quella passione. Non vi è nulla di artificioso nelle sue parole, e non potrebbe essere altrimenti, vista l’età.
Eccola, integrale: “Sig. Ivan Zazzaroni, mi chiamo Natale D. L., nato a Treviso 90 anni or sono. Per 80 anni ho osannato la squadra del Milan, milioni di emozioni, nervosismo, pressione del sangue alta e tante lacrime.
Il Milan ha fatto un grande sbaglio licenziando Pioli. Se ha perso le ultime tre partite alla fine del campionato scorso non è stata colpa di Pioli, bensì dei giocatori. Se Lei ricorda, un mese dopo la fine del campionato c’era la Coppa d’Europa, vinta dalla Spagna. Quando ci sono partite importanti i giocatori risparmiano le energie e chiunque fosse stato al posto di Pioli avrebbe perso.
Se non avessero licenziato Pioli, oggi il Milan si ritroverebbe tra le prime quattro. Nell’ultimo campionato con Pioli la squadra è arrivata al secondo posto, malgrado fosse inferiore a quella attuale.
Con Pioli, Calhanoglu e Kessie erano due giocatori da Milan al 100%, avevano chiesto un milione di stipendio in più ciascuno e il Milan s’è rifiutato, grande sbaglio.
La direzione del Milan non sa niente di calcio, compra sempre giocatori di seconda categoria. Dopo sei mesi li deve sostituire e Cardinale paga.
Quanti milioni sprecati. Ho scritto una lettera a Cardinale, Madison Ave New York, l’avrà buttata nel cestino dell’immondizia”.
“Signor Zazzaroni, se dovesse trovarsi a Santa Maria degli Angeli per un business o piacere, vada a conoscere mio fratello frate, convento Porziuncola, Piazza Porziuncola 1, Francesco D. L. Una piccola conversazione con mio fratello e si sentirà giovane, pieno di energia e spirito alle stelle.
La prego di scusarmi se ho fatto degli errori, purtroppo parte della memoria si è addormentata in una placida dimenticanza”.
La finale la dedico a Natale, il dolce dopo l’amaro.